Gallery
Via Goito 8, 10125 Torino
Riccardo Costantini Contemporary nasce come nuovo progetto nel gennaio 2013. La galleria promuove ed espone artisti nazionali e stranieri, emergenti ed affermati, operando esclusivamente nel mercato primario con particolare attenzione, ma non solo, alla scena internazionale e a tutti i mezzi espressivi dell’arte contemporanea: pittura, fotografia, video, scultura e arte installativa.
Apertura al pubblico: mar-sab – 11/19
Exhibits
25.10.2024 - 30.11.2024
opening: 24.10.2024
25.10.2024 - 30.11.2024
In mostra le nuove opere di pittura e alcune ceramiche del giovane artista siciliano Simone Stuto. La mostra si pone come un viaggio simbolico nella dualità insita nella natura umana, che si traduce in un dialogo continuo e incessante tra luce e ombra, tra maschile e femminile, tra divino e umano e tra inizio e fine. In questo contesto, l’alchimia diventa metafora di trasformazione, un processo di continua combinazione e decomposizione che porta alla nascita di una nuova realtà che si traduce in una presa di coscienza, in grado di divenire un’opportunità salvifica che ponga fine a questa dualità lacerante. Un ritorno mistico all’Uno, attraversando tutte le sue emanazioni. Eone dopo Eone
20.09.2024 - 19.10.2024
opening: 19.09.2024
20.09.2024 - 19.10.2024
Nei lavori in esposizione, installazioni e sculture luminose, Ferdi trasforma materiali come plexiglass, cartoncino, alluminio e LED, in opere d’arte che sollecitano la nostra percezione. Ferdi non è solo uno “scultore”, è un vero “alchimista”. La capacità di trasformare elementi comuni in originali creazioni luminose è la caratteristica principale della sua pratica artistica: ogni materiale scelto porta con sé una storia, una possibilità di metamorfosi che esplora con personale innovazione. Nelle opere in mostra, il plexiglass diventa un prisma di luce. Le sculture, così realizzate, la catturano e riflettono, dando vita a giochi di trasparenze e colori che mutano a seconda dell’angolazione e dell’’intensità della luce stessa. Ferdi ha generato i propri lavori pensando anche a una loro duplice fruibilità: le opere vivono infatti con un proprio raffinato carattere anche se spente. L’alluminio, con il suo fascino industriale, è modellato in forme fluide e dinamiche. Le superfici metalliche, o in plexiglass quando l’alluminio ne è di supporto, riflettono la luce LED in un caleidoscopio luminoso, creando un contrasto tra la freddezza del metallo e il calore della luce. I LED, riuscendo a variare in intensità, permettono all’artista di giocare con la luce, trasformando ogni lavoro in un’opera viva e mutevole. Le sculture di Ferdi non solo catturano l’occhio, ma invitano il visitatore a esplorare le interazioni tra luce, materia, forma e falsa prospettiva. Ogni passo rivela una nuova sfumatura di colore, un nuovo gioco di ombre e luci. Sono più che semplici sculture luminose, sono meditazioni sulla trasformazione e la rinascita. Attraverso la sua arte, Ferdi ci invita a vedere il potenziale nascosto nei materiali quotidiani, a riconoscere la bellezza nella semplicità e a celebrare l’infinita possibilità di trasformazione della luce e della materia.
21.06.2024 - 14.09.2024
opening: 20.06.2024
21.06.2024 - 14.09.2024
h. 18.0010 anni di vita quelli che Bahar, artista iraniana multidicliplinare ci racconta attraverso le sue opere. Una sequenza cronologica di dipinti realizzati con tecnica mista, acrilici, cera, gesso su tela, danno forma ad una pittura astratta. Le immagini che ne risultano affiorano da suo vissuto più intimo, tumultuoso e mai raccontato. Nelle sue pitture, gestuali, materiche i toni si sovrappongono, si uniscono, si cancellano in un turbinio esplosivo che svela e contemporaneamente nasconde. I suoi sono sentimenti contrastanti di esperienze vissute nel suo Paese di origine. Un passato che improvvisamente riemerge. Una memoria che si fa sempre più incalzante e che urge la sua legittimazione. L’arte le permette di subliminare il dolore. La pittura diventa catartica. Accanto ai dipinti, alcune fotografie recuperate nei mercatini, si vedono persone sconosciute, donne, bambini che evocano nostalgici ricordi. Su queste fotografie bianco e nero della serie Memorie l’artista traccia dei segni, nasconde con pennellate i volti, per ritornare al tema dell’identità. L’opera di Bahr, la sua essenza più profonda coincidono con la sua vita stessa. Opere eleganti ed eteree come la sua esile figura si offrono a noi, spettatori ignari, lasciandoci stupiti di fronte alle sue delicate creazioni che necessitano della nostra empatia, di silenzio, di ascolto. In questo processo di condivisione l’artista si espone in tutta la sua fragilità e forza enigmatica coinvolgendoci in una profonda riflessione umana, a noi il compito di continuare la narrazione con profondo rispetto. 10 anni di vita vissuta.
(chiuso il mese di agosto)
Bahar Heidarzade nasce a Tehran nel 1981, due anni dopo la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran. La sua indole introspettiva la porta già da piccola a esprimere le sue emozioni e sentimenti attraverso il disegno e la pittura. Da adolescente comincia a sentire il peso di una condizione di vita che non le permette di comunicare la propria opinione. Non può scegliere di truccarsi, come vestirsi, non può studiare musica, non può ballare, non può cantare, non può togliere l’hijab. Si iscrive alla scuola d’Arte della capitale, senza riuscire a trovare una reale possibilità artistica attraverso cui esprimere la propria identità e il proprio pensiero. Più volte viene arrestata per il modo in cui indossa l’hijab. Racconta l’artista che giovanissima, mentre camminava con un’amica in un parco venne bloccata dalla polizia morale che le tagliò i capelli che fuoriuscivano dal velo…Affetti cari che spariscono… Lascia l’Iran nel 2007 per trasferirsi in Armenia prima e successivamente in India. Nel 2013 sceglie l’Italia e la città di Torino, le cui montagne le ricordano la sua casa nativa, come luogo dove vivere e continuare la sua produzione artistica. Si iscrive all’Accademia Albertina dove frequenta il corso di Pittura. Sperimenta diverse tecniche pittoriche e amplia durante gli anni di questa formazione, differenti linguaggi espressivi. Inizia la sua produzione artistica con un orizzonte multidisciplinare tra pittura, installazioni, fotografia e performance. Bahar da quando ha lasciato l’Iran, non vi è più tornata. |
05.06.2024 - 15.06.2024
opening: 04.06.2024
05.06.2024 - 15.06.2024
Nell’ambito di Kissinkemmer, la seconda edizione del bando TO.BE dedicato alla crescita professionale di artistə emergenti dell’Accademia Albertina di Torino, martedì 4 giugno alle ore 18:00, in via Goito 8, Riccardo Costantini Contemporary presenta la mostra di Veronica Gambula e Asja Pedrolli I lampi sono spine, a cura di Ghëddo.
“Ovunque ci volgiamo nella bufera di rose,
la notte e’ illuminata di spine, e il rombo
del fogliame, così lieve poc’anzi tra i cespugli,
ora ci segue alle calcagna.”
Traendo ispirazione dai versi di Ingeborg Bachmann, il titolo della mostra I lampi sono spine è stato scelto per tradurre l’intensità grafica e poetica che accomuna i lavori di Veronica Gambula e Asja Pedrolli. L’immagine di una tempesta che accende la notte di lividi bagliori acuminati, racchiude tutta l’intensità emotiva e concettuale del lavoro delle artiste.
La grafica d’arte a stampa è il medium adeguato per riflettere sulle potenzialità espressive e concettuali connesse ai temi della fragilità dell’animo e del corpo, della ferita intesa come trauma e come finestra sul mondo.
In questo terreno si incontrano le ricerche delle due artiste, laddove l’interesse per una sperimentazione alchemica sull’accadere del materiale è connaturata a un’intensa pratica di esplorazione interiore. I procedimenti incisori, che variano dalla puntasecca, alla xilografia, fino alla stampa solare, diventano strumenti per scandagliare i concetti di traccia e di ferita, grazie alla modulazione del graffio e della morsura, entrando in dialogo con diversi media e linguaggi, dal ricamo alla fotografia.
Veronica Gambula (Carbonia, SU, 1980)
Nel 2007 si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari, nel 2018 consegue il Master in Opera Grafica presso la Fundación Ciec, Spagna. Attualmente frequenta il biennio di Grafica presso l’Accademia Albertina di Torino. Veronica Gambula, artista visiva, con la sua opera indaga l’aspetto emozionale dell’umano: corpi deformati, smagriti si consumano e scompaiono nell’oscurità. Moltitudini creano paesaggi interiori e si muovono dinamiche fino a disgregarsi nell’atmosfera. Il suo linguaggio ricorre sia alle tecniche dell’incisione, sia al ricamo in un dialogo continuo tra segni incisi e fili, tra carta e tessuto.
Asja Pedrolli (Trento, 1999)
Nel 2022 consegue il diploma Accademico di primo livello in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Verona. Attualmente frequenta Grafica presso l’Accademia Albertina Belle Arti di Torino. La sua ricerca ha l’intenzione di mostrare la condizione malinconica e intima dell’esistere. Attraverso la fotografia, un segno espressivo e una grafica accurata, vuole fare emergere la visceralità e l’intensità dei soggetti rappresentati.
La proposta espositiva si inserisce in un programma più ampio di mostre a cura di Ghёddo che prevede la collaborazione tra artistə e spazi d’arte contemporanea di Torino. L’intero progetto è realizzato con il patrocinio di Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e Città di Torino, con il sostegno di Fondazione Venesio.
Ghёddo
Attivo a Torino dal 2021, il collettivo curatoriale organizza progetti culturali per valorizzare e promuovere l’arte emergente. Mira a creare una rete dinamica tra artistə, gallerie e spazi indipendenti del territorio, favorendo esperienze di cooperazione al fine di costruire un legame solidale e generare dinamiche di scambio umano, etico, artistico.
Ghëddo è: Olga Cantini, Rachele Fassari, Davide Nicastro, Marta Saccani, Barbara Ruperti.
03.05.2024 - 31.05.2024
opening: 02.05.2024
03.05.2024 - 31.05.2024
Riccardo Costantini
Tra il finito e l’immenso
(Group Show)
Mario Daniele
Pierluigi Fresia
Claudio Orlandi
Francesco Pergolesi
Edoardo Romagnoli
Gustav Willeit
2 maggio – 31 maggio 2024
14.02.2024 - 29.03.2024
opening: 13.02.2024
14.02.2024 - 29.03.2024
What’s more than enough – Più che sufficiente o oltre l’abbastanza?
La tela che straborda oltre la superficie pittorica è il primo sintomo di questo andare oltre il necessario. Il supporto eccede oltre il rettangolo che ospita la mestica e si articola in forme che occupano lo spazio, in lembi di tessuto che uniscono i volti ritratti metafora di connessioni tra persone, relazioni. Un “lessico famigliare” che lascia spazi aperti all’interpretazione, non definendo esattamente i rapporti esistenti.
Il lino ripercorre le stesse forme severe di cui si abbigliano i personaggi pseudofiamminghi dipinti. La pittura del passato ha avuto anche la funzione di raccontarci come si vestivano nei secoli scorsi, rivelando talvolta gli aspetti psicologici dei protagonisti. I nostri personaggi indossano abiti austeri e in alcune parti rigidi. L’abito che fa il monaco: teste quadrate in abiti quadrati.
Un incasellamento in regole che sanciscono quali sono le tipologie di rapporti possibili e non possibili, i comportamenti accettabili e quelli da evitare. Il giudizio sempre pronto ad essere dispensato.
Anche la stesura pittorica supera l’indispensabile, si stratifica in livelli sovrapposti che ispessiscono la crosta. A volte ci si potrebbe fermare prima, a volte ci si dovrebbe fermare prima. Una tendenza opposta al “less is more” che non vuole esserle rivale.
Quasi un’ossessione che ciò che si fa non basti mai. Fare sempre di più, fare sempre meglio, o almeno provarci. Una tendenza che mira ad ottenere risultati sempre migliori e non sempre ci riesce.
Marcello Nitti nasce a Taranto nel 1988. Nel 2007 si iscrive al corso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, dove coltiva il proprio interesse per la figurazione. Conseguito il Diploma Accademico di I livello, decide di proseguire autonomamente la propria ricerca, approfondendo la conoscenza degli aspetti tecnici e formali della tradizione pittorica e contemporaneamente cercando di sviluppare una poetica personale. Dal 2019 frequenta gli studi in Grafica d’Arte grazie ai quali recupera l’interesse per le tecniche di stampa tradizionali, sviluppando diversi progetti che vedono protagonista la calcografia.
Il nucleo centrale della sua produzione, basato su opere pittoriche e grafiche, è spesso affiancato da appendici scultoree e sonore.
Ha preso parte ad esposizioni personali e collettive sul territorio italiano ed estero tra cui Fear, a cura di Pak – Pla]orm Voor Actuele Kunsten, Psychiatrisch Centrum Sint-Amandus, Berneen (Belgio), 2023; Cloud, Online traces offline and viceversa, Linea, Lecce, 2021; Immagini immaginari, a cura di Lorenzo Madaro, MUST – Museo Storico Città di Lecce, 2021, Lecce; Omaggio ai caduti, a cura di Laura Perrone, Fondazione Lac o Le mon, San Cesario di Lecce (LE), 2017; About Landscape, a cura di Giovanni Matteo, Art and Ars Gallery, Galatina (LE), 2016.
Tra le Creart A-i-R program, Kaunas (Lituania), 2017. È cofondatore di Guado Edizioni, progetto editoriale per la produzione di pubblicazioni nell’ambito della Stampa d’Arte.
Attualmente vive e lavora tra Taranto e Lecce.
Orari da martedì a sabato ore 11.00 – 13.00 e 15.00 – 19.30.
Lunedì e domenica chiuso.
19.01.2024 - 09.02.2024
opening: 18.01.2024
19.01.2024 - 09.02.2024
In esposizione il lavoro di sette artisti che, in questo ambito, si esprimono attraverso la pittura quale unico mezzo espressivo.
Il rallentare del tempo, sentirlo anche in un era in cui la velocità è imperativa e dominante, in cui la nostra attenzione su ciò che stiamo cercando e osservando sul web è di pochi secondi, poi passiamo a altro e subito dopo alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Il tempo rallentato è quello necessario alla pratica della pittura, mezzo espressivo che tutti hanno dato ciclicamente per morto e che, come l’Araba Fenice, ritorna in vita rigenerandosi dalle proprie ceneri ma, soprattutto, dalle necessità del mercato dell’arte.
La pittura che, come pratica performativa, ha bisogno del tempo, è in continua evoluzione di ricerca di contenuti; il tempo è necessario alla stesura sul supporto del colore e della materia, alla ricerca della forma trovando la giusta soluzione di luce. Non esistono scorciatoie, il lento scorrere del tempo è l’unica via.
Per Sergio Cardillo i generi canonici della pittura vengono avvicinati con un continuo atteggiamento sperimentale al fine di trovare un rinnovato equilibrio tra esigenze espressive e elementi strettamente formali della disciplina pittorica che traducono le tensioni emotive della vita quotidiana.
Nelle opere di Enzo Gagliardino, il soggetto ossessivo delle facciate di palazzi anonimi è forma metafisica in cui sembra più importante ciò che non si vede: i protagonisti invisibili sono coloro che vivono dietro quei muri. La pittura per Gagliardino è come un rituale Zen, densa di significato.
Carlo Galfione ci impone una riflessione sulla pittura nella sua essenza decorativa: elemento distintivo del suo lavoro è il contrasto fra il supporto, sia esso tappezzeria o tessuto, tipico degli ambienti borghesi e la pittura sovrapposta che rappresenta immagini estratte da fotografie che trova nei media o in ciò che tutti noi lasciamo come testimonianze della nostra vita, affidate ai social media.
Nei lavori di ultima produzione di Bahar Heidarzade, il tema della memoria emerge in modo estremamente efficace nonostante la scelta di generare opere informali astratte. Da anni non le è possibile tornare in Iran, suo Paese di origine, dove rischierebbe di essere arrestata o addirittura di sparire come successo a molti suoi connazionali. Nelle opere grandi macchie bianche celano ciò che è sottostante lasciando emergere indizi, permettendo all’osservatore di condividere il lento processo di perdita del ricordo generato dal tempo.
Francesco Sena nella realizzazione di buona parte delle sue opere utilizza lacera bianca. Il suo è un lavoro di stratificazioni in dialogo psichico con l’oblio. Figure nascoste parzialmente alla vista sembrano avvolte da una fitta nebbia inducendo nell’osservatore apparizioni fantasmatiche, paesaggi vissuti e proiezioni oniriche.
Simone Stuto propone una pittura densa di simbolismo e di rimandi alle esperienze artistiche del passato senza mai perdere una estetica contemporanea. Proprio dallo studio e dalla contemplazione dell’arte antica, soprattutto tardo gotica e rinascimentale, nasce un lavoro originale che si pone, con la propria cifra, in quello che è il più attuale panorama artistico internazionale.
Saverio Todaro, artista eclettico, non ama le definizioni e da sempre preferisce confrontarsi con differenti mezzi espressivi. In mostra propone un’opera alla stregua di un plastico architettonico distopico affiancata da un piccolo dipinto rappresentante due conigli bianchi geolocalizzati nella neve. Straniante atmosfera intrisa da solitudine di periferia.
24.11.2023 - 13.12.2023
opening: 23.11.2023
24.11.2023 - 13.12.2023
“Whitespace” è un progetto espositivo con opere di studenti selezionati dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone.
Il titolo si ispira ironicamente al mondo informatico dove il whitespace è un linguaggio di programmazione detto esoterico per la sua complessità poiché utilizza solo spazi bianchi, tabulazioni e ritorni a capo.
La mostra si propone di evidenziare la dimensione temporale e spaziale a cui si affacciano i giovani studenti-artisti verso il termine degli studi: li attende una pagina vuota su cui scrivere la loro identità adulta e un appello a misurarsi con la realtà del mondo del lavoro. Una soglia esistenziale che implica un cambiamento di pelle ed un’assunzione di responsabilità che definisce la libertà creativa dell’individuo.
Essere proiettati nel mondo dell’arte con l’urgenza di verificare e utilizzare gli strumenti espressivi maturati durante il percorso di studi , è la prima di tante prove necessarie per la crescita di ciascun soggetto.
La mostra contempla l’esposizione di opere pittoriche, sculture e video e successivamente approderà a Roma ed Alatri.
“Whitespace” è ideata dai docenti della Scuola di Pittura, Saverio Todaro e Gioacchino Pontrelli, con la collaborazione di Donatella Spaziani, Maurizio Savini e Gino Sabatini Odoardi. Coordinamento e organizzazione Giuseppina Digrandi, docente di Psicologia dell’Arte.
Orari da martedì a sabato ore 11.00 – 13.00 e 15.00 – 19.30.
Lunedì e domenica chiuso.
15.09.2023 - 11.11.2023
opening: 14.09.2023
15.09.2023 - 11.11.2023
Gianni Colosimo e Luisa Bruni “Don Yuan – C’è del latte e del miele sotto la tua lingua” con un testo di Gianluigi Ricuperati e il coordinamento curatoriale di Marco Enrico Giacomelli. In una scenografia avvolgente ed evocativa gli artisti, che per la prima volta firmano una mostra insieme, realizzano un progetto di natura installativa-ambientale dedicato alla Cina. Il tema della mostra di Gianni Colosimo “Wallpaper – Il vortice del desiderio è privo d’orizzonte”, presentata nel 2006 nella galleria PACK di Giampaolo Abbondio a Milano, in cui i visitatori si trovavano immersi in uno scenario composto da centomila banconote da un dollaro, trova una nuova declinazione in questo inedito progetto espositivo. L’estetica non è più quella minimale della mostra del 2006 ma vive di pattern appositamente realizzati che rimandano a un’iconografia orientale. In tale contesto sono esposte opere ispirate alla storia dell’epopea cinese dalla caduta dell’impero ai giorni nostri. Colosimo e Bruni indagano la straordinaria ascesa della Repubblica Popolare Cinese mettendo in evidenza, con forte spirito provocatorio, le peculiarità e le contraddizioni della nazione che oggi contende agli Stati Uniti la supremazia politica, economica e culturale. Gli artisti si sono avvalsi del contributo sonoro di Paolo Dellapiana per fornire un’esperienza più completa e immersiva dell’installazione. La mostra è in collaborazione con la galleria Giampaolo Abbondio.
Gianni Colosimo (1953) inizia la sua attività artistica come performer. Nel 1978 crea la performance “Freud mein Freund” presso la galleria Multipli di Giorgio Persano. Tra il ’78 e l ’81 si trasferisce a Roma dove svolge la sua attività nell’ambito della ricerca teatrale producendo alcune performance fra cui “Il grande sonno della trapezista” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nel ’78 e ’81 su invito di Renato Barilli, Francesca Alinovi e Roberto Daolio, partecipa alla Seconda ed alla Quarta Settimana Internazionale della Performance di Bologna. Nel 1981 viene invitato dall ‘ICC di Anversa dove ripropone la performance “L’uomo di Cosenza”. Nel 1982 partecipa alla mostra “Una generazione Postmoderna” presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma. Tra l’82 ed il ’90 realizza numerose performance tra cui “L’ultimo sogno di Piero Manzoni” alla Galleria Martano di Torino. Negli anni Novanta inizia a produrre le prime opere pittoriche e la performance “Nutella Gutemberg”. Nel 2006 realizza l’ormai celeberrima installazione “Wallpaper- Il vortice del desiderio è privo d’orizzonte” dove tappezza l’intera galleria Pack di Milano con 100.000 biglietti da un dollaro. Due anni più tardi la stessa installazione viene riproposta a Roma presso Motelsalieri . Sempre nel 2008 è invitato da Francesco Poli a partecipare alla Biennale di scultura di Carrara . Tra il 2009 ed 2010 Colosimo elimina lo spazio fisico istituzionale della galleria per creare una mostra dal titolo “Il silenzio incestuoso della mia ombra ferita” utilizzando le pagine di quattro riviste d’arte : Artforum, Exibart, Mousse e Nero. Rispettivamente nel 2009 e 2010 realizza le performance “Ultimo frammento onirico di un cuore bizantino infranto” presso il Teatro Carignano di Torino, e “Obsoleti cani randagi con un sapore di cenere in bocca” durante il vernissage di Artissima. Nell’estate del 2011, su invito del direttore Laurent Le Bon, presenta l’esposizione personale “L’arte contemporanea raccontata ai bambini” presso il Centre Pompidou-Metz; la stessa mostra viene riproposta l’anno successivo presso La Sucriere di Lione. Nel 2013 per Marble Week di Carrara realizza la mostra “L’arcana profezia delle sette vacche tibetane”. Nel 2014 viene invitato da Maria Teresa Roberto a partecipare con la mostra “Il grande sonno della trapezista” alla sezione Surprise della GAM di Torino; nello stesso anno espone da Riccardo Costantini e a “The Bank” a Torino. Maurizio Cattelan nel novembre 2014 rende omaggio a Colosimo (ed a Hans-Peter Feldmann) incaricando l’artista citazionista Eric Doeringer a creare un ‘installazione con 40.000 dollari presso la scalinata di Palazzo Cavour a Torino sede della mostra “Shit and Die”. Nel 2015 presenta la mostra personale presso la galleria Giacomo Guidi di Roma dal titolo “Resurrezione”; Sempre nel 2015 la mostra di un solo giorno “Il ritorno dell’Uomo Raggio” alla galleria Riccardo Costantini – Torino; nel 2016 negli stessi spazi, la mostra personale “Uneasiness – Elegia del silenzio e del buio” durante la quale realizza la performance “Deposizione”. Inaugurata nell’ottobre del 2017 fino al gennaio 2018, la mostra insieme a Franko B e Cosimo Cavallo “In ostaggio di loro stessi”. Nel 2018 partecipa alla collettiva, a cura di Marco Enrico Giacomelli, “Via del sale 2018”, e viene invitato a realizzare un’opera site-specific al festival Art Sur a La Victoria in Spagna. Nel 2019 è uno degli artisti della mostra “Significato = (parola + simbolo)4” presso GSF Contemporary Art a Torino.
Luisa Bruni
I suoi studi artistici iniziano all’Istituto d’Arte (triennio sez. Oreficeria, biennio sez. Tessuto); dopo essersi diplomata a pieni voti all’Accademia di Belle Arti di Roma in pittura ha frequentato la scuola dell’Arte della Medaglia del Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS) dove ha iniziato ad amare la lavorazione della cera, tecnica che utilizza per creare le sue opere in oreficeria. Ha partecipato a varie mostre personali, collettive e fiere sia in Italia che all’estero. Particolarmente significativi sono stati l’invito ad esporre al MAD (Museum of Art and Design) di New York nel 2012, al Padiglione Italia presso lo Shanghai Italian Center in collaborazione con la Triennale di Milano e al Museo del Risorgimento in collaborazione con IPZS nel 2013. Ha ricevuto vari premi per il suo lavoro tra cui “Miglior design innovativo” al Macef 2010 con la serie “PLINK” e il premio internazionale del S.Eligio “Gioielloinarte” con la collana “Horror Vacui” inspirata a Klimt e i suoi pezzi sono inclusi in varie collezioni private tra cui la Olnick-Spanu. Oltre alle riviste prettamente di settore si sono occupate del suo lavoro anche “Arte e Critica”, “Ottagona” ed “Espoarte”.
09.06.2023 - 29.07.2023
opening: 08.06.2023
09.06.2023 - 29.07.2023
h. 18:00
Nel loro insieme, i lavori in mostra costituiscono un lungo racconto dal 2020 a oggi. Tre cicli accomunati dal materiale della carta, dal processo creativo dell’ordito e della trama, con cui costruisce “testi” che esprimono stati emotivi, denunce e racconti, insieme da condividere e da esorcizzare.
Sono serie che testimoniano una vicenda personale e collettiva fatta di arresti e ripartenze, di sgomento e speranza, connotata da una pandemia prima, che ha rivoluzionato, o avrebbe dovuto farlo, la visione del mondo e dei suoi valori, dell’individuo e della comunità, e da una guerra poi.
Il titolo della mostra è un un verso tratto dalla poesia di Mariangela Gualtieri Noi tutti non siamo soli, che sembra tradurre in lirica l’intimo sentire del lavoro di Silvia Beccaria.
L’artista, per istinto, crea vere psicogeografie di carte, con le mani spezza letteralmente la superficie del foglio della pagina, sia essa una cartina, un libro, uno spartito musicale, un disegno. Lo frammenta in striscioline cartacee, segmenti di un nuovo materiale che impasta, che cuce, intreccia e trasforma in filo visivo e narrativo. Silvia strappa, toglie, interrompe. Silenzia la storia ufficiale, di scena, per far emergere altri echi attraverso la mancanza, la frattura. Crea delle interferenze, delle faglie da cui sorgono sussurri, evanescenze, vapori. Ascoltare ciò che manca. L’intesa fra tutto ciò che tace (ancora un verso della poesia di Mariangela Gualtieri). La sua è infatti una ricomposizione, una ricerca di quel materiale invisibile che emerge dagli strappi, dalle trame che scardinano ordini per crearne altri. Ibridi di carte scritte, stampate, dipinte.
Una questione di radici, come quelle delle piante del pianeta, che, occultate dalla crosta terrestre, sono unite in una rete costituita da miceli, una grande comunità interconnessa. Come un ricamo infinito e vitale di elementi in divenire, che accoglie frammenti anche opposti e li ricompone in un disegno universale. A quest’immagine ideale Silvia Beccaria si ispira.
SHORT BIO
Silvia Beccaria vive e lavora a Torino.
E’ un’artista visiva che utilizza l’intreccio come medium espressivo. Dopo una Laurea in Filosofia e un Master in Arteterapia presso l’Università di Torino, ha iniziato un percorso di studi sotto la guida dell’artista olandese Martha Nieuwenhuijs.
Per molti anni ha elaborato progetti didattici utilizzando l’arte come strumento di riabilitazione ed educazione e ha collaborato con il Dipartimento Educazione del Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli.
Il progetto di Silvia prende vita dal senso dell’arte dell’intreccio che contiene, nel suo significato più profondo, il concetto della scrittura e del racconto. Intrecciare è infatti l’arte del comporre una trama così come si fa con la penna su un foglio di carta….
Silvia realizza installazioni e sculture. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche tra cui citiamo: Fondazione Garuzzo, La Castiglia Saluzzo; Collezione civica di Fiber art Trame d’Autore-Città di Chieri; Collezione civica arte contemporanea-Città di Moncalieri.
Ha partecipato a varie mostre in Italia e all’estero, tra le quali: Triennale Design Museum (Milano); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino); Casina delle Civette-Musei di Villa Torlonia (Roma); Center for the Arts-Casa Colombo (Jersey City, NJ, USA); Museo delle Mura Aureliane (Roma); Palazzo Collicola-Arti Visive (Spoleto, Perugia); Museo Antiquarium Parra Oppidum degli Orobi, (Parre, Bergamo); Misp-Museo arte del XX e XXI secolo (San Pietroburgo, Russia); Museo del Setificio Piemontese Il Filatoio (Caraglio, Cuneo); Convento São Francisco (Coimbra, Portogallo)