Gallery
Via Bernardino Galliari, 15/C
10125 Torino
Opening time from Tuesday to Saturday, 3.30 – 8 pm only by appointment
Directors
Emanuela Romano +39 349 3509087
Valentina Bonomonte +39 393 4317956
Fondata nel giugno 2019, A PICK GALLERY è una galleria d’arte contemporanea che, come suggerisce il nome, si focalizza sulla ricerca e selezione di artisti, emergenti e affermati, nel panorama internazionale.
La galleria si dedica alla ricerca di nuovi linguaggi artistici, curando regolarmente mostre personali e collettive, cataloghi e producendo eventi in collaborazione con altre gallerie e organizzazioni. La selezione degli artisti mira a creare una forte identità, con un’attenzione alle pratiche artistiche contemporanee che colleghino diverse aree geografiche e culturali, sviluppando anche approfondimenti su temi determinanti della nostra società.
Lo spazio di circa 300 metri quadrati, situato nel centro di Torino, permette di lavorare anche all’allestimento di mostre site specific.
Exhibits
31.10.2024 - 07.12.2024
opening: 30.10.2024
31.10.2024 - 07.12.2024
Good Idea
Manfred Peckl
Opening con Performance
Corpo a corpo
Silvia Gatti – Claudia Vetrano
Dance me to the end of love
Casper Faassen
in collaborazione con Mc2Gallery
Manfred Peck, Dark energy, 2015, collage su tavola, cm.71×91
20.09.2024 - 19.10.2024
opening: 19.09.2024
20.09.2024 - 19.10.2024
A PICK GALLERY inaugura la quarta edizione della rassegna annuale di street art.
Quest’anno la collettiva Gràphos è a cura di Cenere, con opere di Abel Bael, Cenere, Marco Filicio, Good Times Company, Hazkj, Luogo Comune, Monograff, Ninaro’, Rame13, Rise the Cat, Vernïs Lab.
Alla mostra seguirà l’intervento site-specific di Cenere che verrà prodotto a La Loggia (To), un grande murales che rielaborerà i simboli del comune alle porte di Torino e che va ad aggiungersi alla serie di lavori iniziata nel 2021 da Ufocinque, Seacreative, Refreshink e Max Petrone.
La parola gràphos (letteralmente dal greco γράϕω) riporta alla scrittura, all’incisione e al segno illustrativo, tecniche che uniscono tutti gli artisti in mostra, i quali durante le loro carriere si sono cimentati in queste pratiche – sia in campo editoriale, sia di marketing e design – che evidenziano la fondamentale relazione tra il linguaggio, la rappresentazione visiva e la comunicazione.
Nel mescolare pittura, incisione e illustrazione, Mattia Paganucci (aka Cenere), curatore della mostra, riporta alla memoria la prima arte realizzata dall’uomo, l’incisione su pietra e da qui parte per seguire le derive di alcuni street artists che dopo l’uso più classico dello spray nella realizzazione di graffiti murali, hanno scelto di indagare il segno sia a livello pittorico e illustrativo, sia scultoreo. La fusione di queste tecniche con la street art ha creato un ponte tra l’arte urbana e quella più tradizionale, con l’intento di renderne sempre più fruibili i messaggi, dentro e fuori gli spazi deputati all’arte contemporanea.
In mostra sono presentati oltre a una serie di lavori inediti, anche elementi installativi e scultorei che nel relazionarsi con gli spazi della galleria, escono dalla bidimensionalità del supporto (carta, tavola, tela) per creare una dimensione più immersiva.
Il lavoro di Abel Bael crea portali per altri mondi, mescolando simbologia e occultismo con nozioni di comunicazione visiva. Lo stile è caratterizzato da un tratto spesso ricco di elementi decorativi caratteristico della street art, in contrapposizione con il forte uso della simmetria e la quasi totale assenza di colori. Cenere (Jesi, 1987) si è sempre interessato ai graffiti e alla street art. La sua ricerca è iniziata con la fotografia analogica, per avvicinarsi poi all’illustrazione e all’inchiostro, ma la strada lo porta a indagare anche lo spray e il pennello con i quali crea figure fantastiche e mitologiche che si collegano a storie reali o strane leggende. Marco Filicio (Fermo, 1990) combina elementi di diverse provenienze, dal mondo animale a quello naturale e umano, creando delle allegorie o, come le definisce lui stesso, delle chimere. L’utilizzo della grafite definisce lo stile fantastico delle opere, focalizzandosi sulle ombre e conferendo tridimensionalità e un aspetto quasi fumettistico. Good Times Company è un duo formato dallo street artist Edoardo Kucich e dal graphic designer Beppe Conti. La loro ricerca è un meltig pot tra tecniche e stili differenti, creano lavori a partire da collage di elementi che seguono l’estetica delle riviste del secolo scorso, estraendoli dal contesto originale e creando atmosfere futuristiche e surreali. Hazkj (Bologna, 1995) si autodefinisce “a blast from the past” (un’esplosione dal passato) e mescola nelle sue opere elementi sociali, storici e culturali. L’artista ha collaborato in svariati progetti in passato volti alla rivalutazione di comunità nel territorio italiano, talvolta coinvolgendo i giovani nella produzione stessa delle opere. Luogo Comune è illustratore e urban artist. Come illustratore ha contribuito a opere pubblicate in diversi paesi, mentre come urban artist produce opere site specific. Lo contraddistinguono l’uso di colori piatti, vividi e in contrasto tra loro e l’inclusione di elementi della flora, fauna e tradizioni locali, oppure riferimenti letterari, che contribuiscono a creare opere che analizzano il contesto sociale locale. Monograff (Firenze, 1996) si focalizza sulla sua città natale, Firenze. L’artista riflette e dialoga con l’ambiente che lo circonda, concentrandosi su elementi naturali o architettonici, e rappresenta nelle sue opere il risultato dell’incontro tra elementi politici e sociali. La quasi totalità delle sue opere è accomunata dall’uso esclusivo del colore blu, ispirato alle azulejos portoghesi, su sfondo bianco, e dallo stile chiaroscuro, privo di dettagli, ottenuto utilizzando rulli da pittura su cui sono state incise delle strisce. Ninaro’ crea opere dalle forme fluide, sperimentando costantemente con materiali e tecniche. Lo stile che la contraddistingue, oltre alla fluidità delle forme, è l’uso di colori in forte contrasto per creare atmosfere fantastiche, talvolta oniriche o soprannaturali. Rame13 (Pisa, 1989) ha collaborato con enti di svariata natura, associazioni non governative come Emergency e il marchio di moda PINKO. Collabora con scuole per il coinvolgimento dei giovani nella street art. Gli scenari creati da Rame13 prendono ispirazione dal mondo onirico e raccontano storie ricche di elementi fantastici. Rise the Cat è uno street artist che produce opere focalizzate sull’importanza della partecipazione politica e il mantenimento della memoria collettiva. Le sue opere individuali si affiancano ad opere prodotte con scuole e cooperative, volte al riavvicinamento dei giovani alle istituzioni statali. Vernïs Lab è un duo composto da Barbara Migliaccio e Sara Zecchino. Il nome stesso dallo studio, vërnis, deriva dalla parola piemontese per vernice. Le due artiste mescolano nei loro progetti colori elettrici ed elementi naturali, fortemente ispirati alla pop art. Il risultato sono opere fortemente immersive e colorate che rapiscono l’attenzione dello spettatore.
ENGLISH VERSION
A PICK GALLERY presents the group show Gràphos – as part of the fourth edition of the annual street art review – on Thursday, September 19th at 6 pm, in Via Galliari 15/C, Turin. The exhibition, curated by Cenere, includes works by Abel Bael, Cenere, Marco Filicio, Good Times Company, Hazkj, Luogo Comune, Monograff, Ninaro’, Rame13, Rise the Cat, Vërnis. Alongside the exhibition, artist Cenere has been working on a site-specific installation, which will be located in La Loggia (To), consisting of a large mural re-elaborating the town emblehems, adding another piece to the pre-existing collection of artworks created in 2021 by Ufocinque, Seacreative, Refreshink and Max Petrone.
The word gràphos (from the greek γράφω) leads back to writing, to the act of engraving and to the sign itself, techniques which unite the artists in the exhibition, who apply them in different fields – editorial, design or marketing – highlighting the fundamental relation between language, visual representation and communication.
By mixing paint, engraving and illustration, the exhibition’s curator Mattia Paganucci (Cenere) brings back the first forms of art created by mankind, engravings on stones, and uses them as a starting point to showcase the artworks of a selection of street artists whom, after using the more common medium of spray painting in the realisation of wall graffiti, choose to analyse the sign itself on an artistic, illustrative and sculptural level.
The fusion of these techniques with street art has created a bridge between urban art and its more traditional counterpart, with the goal to make its inner messages available to larger audiences, both within and outside traditional contemporary art spaces.
The exhibition includes a series of unpublished artworks, including sculptures and installations that interact with the gallery spaces, avoiding the bi-dimensionality of traditional mediums (paper, canvas, plates) to create a more immersive dimensions.
The work of Abel Bael centres on the creation portals to other worlds, mixing symbology and occultism with elements of visual communication. His style is characterised by thick lines and an abundance of decorative elements, showing a street art influence, in contrast with the strong use of symmetry and the total absence of colours. Cenere (Jesi, 1987) always had an interest for graffiti and street art. His research starts with analogic photography, evolving into illustration and ink, and resulting in the exploration of spray paint and brushes as mediums, with which he creates fictional and mythological creatures,
connected to unusual legends or real stories. Marco Filicio (Fermo, 1990) combines elements from different origins, from the animal kingdom to the natural one as well as human nature, creating allegories or, as he calls them, Chimeras. The use of graphite defines the fantasy style of his work, which focuses on shadows and creating tridimensionality and an almost comic-like look.
Good Times Company is a duo made of street artist Edoardo Kucich and graphic designer Beppe Conti. Their artistic research is a melting pot of different techniques and styles, creating artworks composed of elements that imitate the aesthetics of magazines from the past century, extracting them from their original context and creating futuristic and surreal environments. Hazkj (Bologna, 1995) calls himself “a blast from the past”, mixing in his artworks social, historical and cultural elements. The artist has taken part to a variety of projects with the goal to restore communities within the Italian territory, often involving the local youth in the production of the artworks. Luogo Comune (Cremona, 1992) is an illustrator and urban artist. He has contributed to publications available in several countries as an illustrator, as well as producing an array of site specific artworks. His style stands out for the use of vivid colours in high contrast between each others, applied in uniform areas, creating artworks that analyse the local social context. Monograff (Florence, 1996) focuses on his hometown, Florence. The artist mirrors and opens a dialogue with his surrounding environment, focusing on natural or architectural elements, representing the result of the encounter between political and social in his artworks. The majority of his works is associated by the exclusive use of the colour blue, inspired by portuguese azulejos, on a white background, and by a chiaroscuro style free from unnecessary details, obtained carving patterns onto paint rollers. Ninarò created artworks characterised by fluid shapes, constantly experimenting with materials and techniques. What makes her style stand out, other than its fluidity, is the use of high contrast colours to create fantasy landscapes, often supernatural and dreamlike. Rame13 (Pisa, 1989) has collaborated with various institutions in the past, going from non-governmental organisations such as Emergency, to fashion brands like PINKO. She has been working extensively with local schools to introduce the youth to street art. The landscapes created by Rame13 take inspiration from the dream world and tell stories rich of fantasy elements. Rise the Cat is a street artist creating artworks highlighting the importance of taking part in politics and maintaining a collective memory. His solo works portfolio is followed by a repertoire of installations created in collaboration with schools and social cooperatives, with the intention of introducing the youth to state institutions.
Vërnis is a studio run by Barbara Migliaccio and Sara Zecchino. The name of the studio itself, vernïs, is derived from the piedmontese word for paint. The two artists mix up vivid colours and natural elements, with a strong pop art influence. The results are highly immersive and colourful artworks that capture the viewer’s attention.
For the #OVERTURE 2024, Thursday, 19th September 2024 all galleries of TAG – Torino Art Galleries will be open with extended hours until 11pm.
The exhibition will be open until 19th October 2024
21.06.2024 - 07.09.2024
opening: 20.06.2024
21.06.2024 - 07.09.2024
01.05.2024 - 15.06.2024
opening: 30.04.2024
01.05.2024 - 15.06.2024
La mostra è prorogata fino al 15 giugno 2024
The exhibition is extended until June 15, 2024
La mostra Portraits offre uno sguardo affascinante e complesso sul concetto di ritratto fotografico nell’arte contemporanea. Attraverso un’ampia varietà di opere, gli artisti presentano interpretazioni uniche e diversificate della forma classica del ritratto, inserendosi nei confini della fotografia e della rappresentazione dell’identità umana.
Nell’ambito storico, il ritratto ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nell’arte, sia come espressione dell’individuo sia come strumento di potere e autorità. Dalle opere classiche dei maestri rinascimentali alla rivoluzione dell’arte moderna, il ritratto ha subito molteplici trasformazioni, riflettendo i cambiamenti sociali, culturali e tecnologici delle epoche.
In Portraits, gli artisti reinterpretano questo genere con un’ampia varietà di approcci. Alcuni si attengono ai canoni tradizionali, catturando l’essenza di un volto attraverso tecniche classiche di composizione e illuminazione. Altri, invece, sfidano le convenzioni, utilizzando la fotografia per esplorare concetti di identità, memoria e percezione.
Attraverso la manipolazione digitale, l’uso di oggetti simbolici o l’assenza fisica del soggetto, le opere in mostra offrono una riflessione profonda sulla natura stessa del ritratto e sulla complessità dell’essere umano. Le immagini possono essere suggestive, enigmatiche o provocatorie, invitando lo spettatore a interrogarsi sulla propria percezione dell’identità e della rappresentazione visiva.
Portraits rappresenta dunque un’opportunità per esplorare la ricchezza e la diversità del ritratto fotografico contemporaneo, offrendo uno spaccato affascinante della creatività umana e delle molteplici possibilità offerte dalla fotografia come mezzo espressivo.
Il lavoro di James Scott Brooks (Exeter, UK, 1974) parte dalla ricerca di ritratti di omonimi dell’artista. La serie, Eleven time James Brooks, nasce dalle fotografie delle undici persone e prende forma riportando lo scatto fotografico su carta millimetrata asportandone una parte. Dai fori, appaiono i ritratti di ‘altri James Brooks’ che rivelano quanto l’uso di internet abbia modificato la nostra percezione dell’identità e dell’individualità.
Marco De Rosa (Roma, 1991) propone la videoinstallazione Capocantiere dove delinea il ritratto attraverso elementi e situazioni della quotidianità. L’artista mostra le figure che lo affascinano, che diventano presenza immaginaria di un elemento comune e quotidiano, rappresentando frammenti di mondi diversi che riportano alla mente ricordi di vita comuni ad ognuno di noi.
Con i lavori di Leila Erdman-Tabukashvili (Siberia, 1995) emerge il clima politico degli ultimi anni, con un punto di vista inedito sulla guerra russo-ucraina che evidenzia le drammatiche sofferenze subite da chi vive in prima persona il conflitto. La sua ricerca si snoda tra foto e video. L’artista visita e fotografa accademie militari e di polizia, scuole per internati in Siberia e scatta una serie di ritratti a personaggi capaci di farci sentire le difficoltà legate alla quotidianità e di esplorare le trasformazioni dell’anima umana.
Maria Elisa Ferraris (Torino, 1995) con la serie Make it home presenta la narrazione di un viaggio a Cipro – ad oggi il Paese europeo con la più alta percentuale di richiedenti asilo rispetto alla popolazione locale, dove storia recente e passata si mescolano indistintamente – dove l’artista ha indagato, attraverso un ritorno all’individuo, ai piccoli racconti, agli spazi silenziosi, le contraddizioni di un territorio sognato: l’Europa.
Silvia Margaria (Savigliano, CN, 1985) attraverso la fotografia, la parola e il gesto, valorizza le storie e traccia i profili di alcune donne liguri della Resistenza: Clelia Corradini, Ines Negri, Franca Lanzone, Paola Garelli, Luigia Comotto e la congregazione delle suore “Maria bambina” di Pietra Ligure. Donne coraggiose che diventano con questo lavoro bandiere di umanità.
Paola Mongelli (Torino, 1972) parte da una ricerca sul vuoto e sull’assenza. Le opere in mostra raccontano la dialettica tra luce e buio, chiamata a restituire con le immagini l’intensità dell’esperienza visiva ed emotiva. Un racconto per immagini che vede la relazione tra uomo e natura in una dimensione in cui l’esplorazione del sé e l’osservazione del mondo finiscono per sovrapporsi.
Manfred Peckl (Wels – Austria, 1968) nelle sue opere sono costituite prevalentemente da manifesti pubblicitari, quali scarti visivi della società dei consumi. Separa colori, lettere e figure, taglia e sminuzza tutto in strisce sottilissime che vengono pazientemente accostate per dar vita a nuovi mondi. In questi scenari poetici di urgenza, emergono volti e figure che aggrediscono lo sguardo e lanciano messaggi di attualità.
Marco Tagliafico (Alessandria, 1985) elabora per la mostra una nuova serie di opere – a partire da un lavoro del 2019 – sul tema del ritratto. Pone la figura umana al centro dei suoi paesaggi in un continuo oscillare tra percezione visiva e realtà, con un oscuramento pittorico tipico della sua cifra stilistica.
08.02.2024 - 23.03.2024
opening: 07.02.2024
08.02.2024 - 23.03.2024
A PICK GALLERY inaugura due mostre: la personale di Letizia Scarpello “Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno”, a cura di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi e Federico Palumbo) e la collettiva Paperland con opere di James Scott Brooks, Riccardo Dapino, Andrea Fiorino, Andrea Guerzoni e Karla Nixon.
La mostra di Letizia Scarpello (Pescara, 1989) “Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno” svela subito il suo interesse per la scrittura oltre che per l’arte figurativa che accompagna la sua ricerca artistica e che ne esalta la forza evocativa. Ogni singolo elemento, che sia parola o immagine, è studiato e ricercato puntando all’essenziale. I suoi lavori sono tanto potenti quanto privi di orpelli, innescano molteplici dialoghi sensoriali e concettuali tra lo spazio e il visitatore anche grazie ad interventi site-specific.
Le discipline teatrali e performative, care all’artista, ampliano il rapporto tra finzione e realtà su cui lavora e ciò porta Scarpello a utilizzare spesso materiali deperibili e di scarto, realizzando opere appositamente per il luogo deputato. In questa mostra personale dà vita ad una sorta di annebbiamento che ingloba le opere d’arte e che porta lo spettatore a rivivere, ripensare e rivalutare lo stato di crisi. Installazioni leggere e morbide, materiali come la gommapiuma e sottili pellicole si alternano a elementi opposti, come vetro e metallo. Al centro della mostra c’è il processo di scambio con le opere, che possono essere viste come un ostacolo da superare o come elementi di passaggio, che inducono ad attraversare una soglia andando oltre. La perturbazione nella vita di un individuo o di una collettività è un momento fondamentale, da esplorare pienamente e che può portare ad un arricchimento. L’artista dopo aver meditato a lungo sull’argomento, da sola e con Francesca e Federico di Osservatorio Futura, propone spunti di riflessione aperti, sensibili e non scontati.
Nella concezione galileiana esistevano due visioni del mondo: il “mondo di carta”, cioè la conoscenza basata esclusivamente sulla lettura dei libri, e il “mondo sensibile”, dato dalla conoscenza fondata sull’osservazione e sugli esperimenti.
Nella collettiva Paperland la carta modifica questo concetto, creando un mix tra cultura e realtà, tra percezione ed esperienza concreta. Gli artisti in mostra seguono le orme di grandi artisti del passato e mantengono un atteggiamento reverenziale verso la carta e allo stesso tempo sperimentano nuove soluzioni che hanno come protagonista questo materiale; la carta da un lato è il supporto, dall’altro entra a far parte del lavoro, come elemento necessario all’esistenza dell’opera stessa.
In Paperland è tutto di carta e su carta e i cinque artisti mostrano le loro ricerche che diventano un tutt’uno con il supporto, in un dialogo strettissimo fra contenuto e contenitore, fra significante e significato.
Il lavoro di James Scott Brooks (Exeter, UK, 1974) prende forma attraverso la carta, materiale ottimale ad accogliere con precisione la complessità del suo linguaggio che unisce forma, colore e rapporti matematici. Con la serie Japanese Castle Town, attraverso l’utilizzo di un codice da lui inventato, le forme geometriche rappresentano parole e luoghi, in questo caso castelli giapponesi. Sempre a tema viaggio e città, con la serie Geometry of travel, le forme geometriche rappresentano la trasposizione in forme di cartoline, ognuna delle quali ingloba storie di città.
Nella ricerca di Riccardo Dapino (Torino, 1982) la carta è un supporto che si fonde con il segno creato dalla grafite. In un perfetto bilanciamento tra chiaro e scuro, bianco e nero, sulla carta si svelano forme di elementi naturali che, sepolti per lungo tempo, tornano alla luce per rivelarsi e raccontarsi. I dettagli della natura, ingranditi e ascoltati, si aprono a nuovi mondi grazie ai disegni di Dapino che più si avvicinano alla realtà e più la trasformano.
E ancora di elementi naturali è costellato il lavoro di Andrea Guerzoni (Torino, 1969). Dal bianco della carta emergono forme che evocano licheni, minerali, muschi o cortecce di alberi, che descrivono nella loro conformazione l’esatto perimetro di alcune isole. Viste dall’alto le terre emerse non sono altro che forme che si stagliano su un medesimo sfondo compatto. Forme e colori ricordano gli elementi naturali, diversi ma simili. Il metodo di lavoro di Guerzoni si avvicina a quello comparativo del botanico, che esamina e classifica ritrovamenti, analizzando il dettaglio per poi reinventarne forma e senso nella realtà.
Le opere di Andrea Fiorino (Augusta, 1990) fanno parte della recente serie ECO che nasce da una idea di ripetizione, come accade nell’effetto sonoro, ma che qui viene traslato sui fogli, che si ripetono, pagina dopo pagina, come se stessimo leggendo un racconto. Una reiterazione di immagini, di presenze umane che spesso identificano l’artista stesso, un riverbero di sensazioni. Il lavoro di Fiorino è una molteplicità di narrazioni per immagini, attraverso le quali egli condivide le proprie esperienze con l’osservatore. La carta diventa il supporto ideale per accogliere la rapidità con cui scorrono eventi e sensazioni vissute. Anche Karla Nixon (Durban, Sud Africa, 1991) racconta il mondo che la circonda e attraverso l’utilizzo della carta – tagliata a mano, dipinta e incollata – evoca paesaggi naturali. Nella sua ricerca la carta non è meramente un supporto, ma entra a far parte dell’opera stessa, creando trame e intrecci, permettendole di uscire dalla bidimensionalità e realizzare spazi in cui potersi addentrare. La carta è al centro della sua pratica per la sua fragilità, il suo uso quotidiano, la sua riciclabilità e per il suo essere uno dei beni più deperibili del nostro tempo.
Short Bio
James Brooks (Exeter – UK, 1974) ha completato il Master in Fine Art al Chelsea College of Art nel 2004; vive e lavora a Londra.
Brooks ha esposto sia nel Regno Unito che a livello internazionale, in gallerie come Tate Britain, Seventeen, Arcade e Riflemaker a Londra, Galerie Thaddaeus Ropac a Parigi, Trinity Contemporary a New York, Bomuldsfabriken Kunsthall in Norvegia, Galerie Laurent Mueller a Parigi e presso la Galleria Opere Scelte a Torino. Tra le principali mostre: Measurements Port 25 – Raum für Gegenwartskunst, Mannheim, Germany (2023); Dialogues 2. Beyond Abstraction, Paolo Maria Deanesi, Trento (2023); Painters + Collection, Nakata Museum, Japan (2021); Senza titolo 2 – Monocromi, Opere Scelte, Torino (2017); Floating Urban Slime/ Sublime, Miyauchi Gallery, Hiroshima (2017); DR/OP: Beyond Boundaries, Goodman Arts Centre, Singapore (2017); Drawing Biennial 2017, The Drawing Room, London (2017); The Archivist, Galerie Laurent Mueller, Parigi (2016); Vielen Dank, auf Wiedersehen, Galerie M Detterer, Frankfurt (2016); British Drawing, Xi’an Academy of Fine Arts, China (2015); Crosswords II, Galerie Jordan Seydoux, Berlin (2014); Give me Five, Staedel Museum, Frankfurt (2013); State of Flux, Trinity Contemporary, New York (2011).
Riccardo Dapino (Torino, 1982) vive e lavora a Venaria Reale (To). Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Artistico, frequenta l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino dove si diploma in Pittura. Nella stessa istituzione si abilita all’insegnamento del Disegno e Storia dell’Arte. Nei suoi lavori, in un processo di disvelamento, le forme riemergono dalle profondità e si depositano per mezzo della grafite, sulla superficie di fogli di carta o pietre. Sono frammenti di elementi naturali per lo più marini come conchiglie e coralli di cui la grafite ripercorre i confini, si sofferma sui dettagli per trasfigurarli in forme organiche nuove risvegliando la nostra capacità di immaginare e di ricordare. Fra le principali mostre: D’inesuribile segreto, a cura di A PICK GALLERY, Leading Law Notai e Avvocati, Milano, 2023; Megamix curata da Massimiliano Petrone, A PICK GALLERY, Torino, 2023; Diciassette Passi curata da Renato Galbusera, Passante ferroviario di Milano, 2021. Nel 2023 viene selezionato per partecipare alla Masterclass Dal Disegno all’Installazione con l’artista Omar Galliani presso la Fondazione Zeffirelli di Firenze.
Andrea Fiorino (Augusta, Siracusa, 1990) vive e lavora a Milano. Laureato in Grafica d’arte e Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Frequenta il corso di specializzazione in Arte-Terapia Clinica, presso Lyceum, Milano. I suoi paesaggi sono eden primordiali. La realtà subisce una trasposizione ideale dove tutte le forme riconosciute e classificate scompaiono a favore della libertà selvaggia che possa ricongiungerci con la natura. Fra le mostre personali si ricorda: FIGLI* PRODiG*, Hello Tiresia, Carrara, 2022; Amaro in Bocca, CasaVuota, Roma, 2019; Every day like a Sunday, Antonio Colombo Gallery, 2018 Milano; Della stessa sostanza, Circoloquadro Milano, 2017; Nel Buio risplendono, Ateliermultimedia Galerie Artecontemporanea, Vienna, 2016. Fra le mostre collettive: Blu Policromo: narrazioni e interpretazioni a confronto, A PICK GALLERY, Torino, 2023; VASO, A PICK GALLERY, Torino, 2022; Limiti e confini 5°premio Cramum, Grande Museo del Duomo di Milano, 2017; Novantiani, Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, Castellabate, 2017; Derive, Opere Scelte, 2017, Torino; Immagini dal sottosuolo, Ateliermultimedia Galerie Artecontemporanea, Vienna, 2016.
Andrea Guerzoni (Torino, 1969) diplomato in Pittura all’Accademia Albertina delle Belle Arti, vive e lavora a Torino. L’artista pone al centro della propria ricerca la memoria, la conservazione e l’evocazione di frammenti di vita: dalle forme più piccole e apparentemente marginali, come i licheni o gli insetti, alle biografie di grandi autori, tanto fragili quanto dirompenti, appartati e allo stesso tempo rivelatori, quali Carol Rama, Alda Merini, Fernando Pessoa, Camillo Sbarbaro o Minakata Kumagusu. Tra le principali mostre: Il mondo in piccolo, Museo Civico Craveri di Storia Naturale, Bra – Cn (2023); Nel Giardino, dialogo con Clarence Bicknell, MAR Museo Archeologico Ventimiglia (2018); Asylum, EXMA Exhibiting and Moving Arts, Cagliari (2017); Esercizi di naturalità, Opere Scelte, Torino (2017); Here, Cavallerizza Reale, Torino (2016); Kinderstube – La stanza del bambino, Studio Tommaseo, Trieste (2015, pers.); PanoRama, Opere Scelte, Torino (2015); RAQAM, disegno e segno, Rossmut, Roma (2013); Una stanza tutta per Carol, Artissima 19, sezione Istituzioni – Artegiovane, Torino (2012, pers.); Domestic Drama, Sala comunale d’arte, Piazza Unità d’Italia, Trieste (2012 pers.); Quanta luce nel nero, Carol Rama | Andrea Guerzoni, Palazzetto Art Gallery, Roma (2011, pers.).
Karla Nixon (1990, Durban, South Africa), lavora prevalentemente con la carta. Ritaglia e scolpisce a mano immagini e oggetti intricati, tratti dall’ambiente circostante. Sebbene la carta sia al centro della sua pratica, lavora in modo trasversale con pittura, scultura, tecniche miste, collage, video e installazioni. Nixon ha partecipato a diverse mostre collettive a Durban, Città del Capo e Johannesburg. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private in Sudafrica, Libano, Australia, Spagna e Olanda. Oltre che in collezioni pubbliche, tra cui la Durban Art Gallery e la National Art Bank. Attualmente Nixon è docente del programma Arts Extended Program presso la Durban University of Technology. Tra le principali mostre: Spier Light Art, Pier Wine Farm, Stellenbosch, South Africa (2023); State of the Art Gallery, Time and Tides: Awaits no man, Cape Town (2023); Landscapes of hidden words, curated by Laura Burocco, A PICK GALLERY, Turin (2022); Underfoot, Lizamore, Fairland Gallery, Johannesburg (2022); Commune, KZNSA Gallery, Durban (2021); Be Inspired by Phansi, Phansi Museum, Durban (2019); Karla Nixon, Bremischen Bürgerschaft, Bremen, Germany (2018); Enchant. Celebrate. Create. Disrupt, ICC, Durban, Essence Festival (2017).
Letizia Scarpello (Pescara, 1989) vive e lavora tra Milano e Pescara. Ha conseguito una laurea triennale in Fashion Design nel 2011 presso l’Istituto Marangoni di Londra e una laurea magistrale in Scenografia nel 2015 presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ispirandosi al teatro e alla performance, fin dall’inizio della sua ricerca artistica lavora alla costruzione di un linguaggio e di uno strumento di espressione personale.
Essendo cresciuta in una famiglia di tappezzieri da tre generazioni, Letizia ha sviluppato una profonda conoscenza del mondo tessile in relazione alle attitudini dell’uomo e agli ambienti sociali. Ha partecipato a diverse residenze artistiche come Viafarini in residence (Milano) e Highlights by The Blank Contemporary Art (Bergamo) in Italia. Nel 2021 ha vinto il Winzavod Center for Contemporary Art AIR promosso dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca e il Premio Sala Santa Rita a Roma promosso dall’Azienda Speciale PALAEXPO.
02.11.2023 - 13.01.2024
opening: 01.11.2023
02.11.2023 - 13.01.2024
A PICK GALLERY inaugura due mostre mercoledì 1 novembre alle ore 18, in via Galliari 15/C; la doppia personale Street View di Marco De Rosa e Christophe Constantin e Sulla Materia e l’Energia con Hannah Rowan e Stefano Cagol, proposta da C+N Gallery CANEPANERI.
Come ogni anno, in occasione dell’art week torinese, A PICK GALLERY invita una rinomata galleria a condividere lo spazio espositivo e a collaborare in un progetto artistico. Questa volta avremo l’onore di ospitare C+N Gallery CANEPANERI che ha sede a Genova e Milano.
STREET VIEW
Street View unisce le ricerche di Marco De Rosa (Roma, 1991) e Christophe Constantin (Montreux, Switzerland, 1987).
“Con Street view non vorrei solo indagare le mille sfaccettature dei segni che animano il nostro quotidiano, ma questionare lo spazio della galleria, facendola diventare una porzione di mondo dove il pubblico entra e trova elementi che ha sempre ignorato, rivoluzionati e resi opere d’arte, facendo affiorare quesiti tanto sui lavori quanto sull’arte.” Così Valentina Muzi, curatrice del progetto, presenta la mostra.
De Rosa indaga lo spazio in cui opera; attraverso diversi medium, immortala squarci di vita quotidiana cristallizzati in un tempo che sfugge al suo inesorabile ritmo. Strumenti di misurazione, attrezzi da lavoro e personaggi comuni diventano protagonisti tanto nel processo creativo quanto nelle opere. La sua attenzione si posa spesso su strumenti tecnici e su oggetti comuni per gli artisti (casse di trasporto, telai, cornici, strumenti) che nelle installazioni presenti in Street wiew assumono una valenza strutturale e compositiva, dialogando con lo spazio. Allo stesso modo i lavori di Constantin portano l’attenzione dello spettatore sulla ricontestualizzazione degli oggetti della vita quotidiana. Gioca a rappresentare la realtà con cinismo e auto-ironia. Entrambi sono soliti estrapolare l’essenza banale e ordinaria delle cose che ci circondano, restituendola al pubblico con uno sguardo tanto irriverente quanto profondo.
Nella mostra pensata per gli spazi di A PICK GALLERY si riversano così elementi sottratti dalla realtà, normalmente presenti nelle strade e nei cantieri. Oggetti che raccontano una storia che abbiamo già visto, letto, memorizzato, attraverso cartelli stradali e segnaletica varia, strisce pedonali che abbandonano l’asfalto e si accavallano, tombini e materiali di imballo. Una cartolina di un intero quartiere che si scompone e si sposta tra i muri bianchi della galleria.
SULLA MATERIA E L’ENERGIA
Due artisti che si muovono sulla stessa lunghezza d’onda, pur nelle differenze, Stefano Cagol (Trento, 1969) e Hannah Rowan (Brighton, 1990) espongono per la prima volta insieme in una mostra poetica e allarmante al tempo stesso, che affonda nella capacità di mettersi a confronto con gli elementi e con lo spirito degli elementi. Entrambi hanno affrontato le trasformazioni della materia come origine delle attuali questioni ambientali e crisi della società, partendo dall’acqua, elemento essenziale per gli esseri viventi, e dalla perdita dei ghiacci. Rowan aderisce alle istanze dell’idrofemminismo, Cagol ha presentato il suo celebre The Ice Monolith lasciato fondere alla Biennale di Venezia nel 2013, anno in cui esce “Hyperobjects” di Timothy Morton, per poi parlare di diluvio e di noi umani come diluvio.
In mostra, Cagol e Rowan presentano ognuno un’opera video recente di grande effetto e una serie di opere installative. Entrambi gli artisti sono rappresentati da C+N Gallery CANEPANERI (Milano / Genova, Italia).
Il titolo dell’opera video di Hannah Rowan Tides in the Body è una citazione da Virginia Woolf, usata anche dall’idrofemminista Astrida Neimanis, autrice di “Bodies of Water. Posthuman Feminist Phenomenology”. L’artista inglese, nel guardare alla nostra complessa relazione con l’acqua, i sistemi geologici ed ecologici, si è spinta nel grande nord, nei mari della Groenlandia, dove va al largo – pericolosamente – su un iceberg. «Volevo imparare a conoscere il ghiaccio attraverso la forma penetrante del mio corpo carnoso, ghiaccio contro pelle, membrana contro membrana. Il ghiaccio era scivoloso», scrive sul diario in cui ricorda quei momenti, e continua «Mentre ero distesa con l’orecchio sinistro premuto sulla superficie dura e fredda e gli occhi rivolti verso l’oceano, potevo avvertire il movimento interno del ghiaccio. Ascoltavo i gorgoglii digestivi del ghiaccio che veniva metabolizzato dal contatto con l’acqua marina più calda e con la temperatura dell’aria». Rowan poi si ferma sulla costa e abbraccia un blocco di ghiaccio, nuda, inerme ma in totale armonia, con un materno atteggiamento protettivo nei confronti delle nostre riserve d’acqua, del nostro futuro.
Stefano Cagol invece ha usato più volte il fuoco come simbolo del nostro atteggiamento antagonista nei confronti della natura, della nostra volontà di dominio, dell’influenza antropogenica su riscaldamento globale e sparizione dei ghiacci. In mostra troviamo l’opera video Far Before and After Us, realizzata per la Biennale di Venezia dello scorso anno, padiglione dello stato di Perak-Malesia, nella quale l’artista aziona una fiaccola in un paesaggio montano innevato, aspro, memore di antiche ere geologiche, precedenti alla presenza dell’essere umano, aprendo a un possibile futuro oltre noi. «Cagol ha sviluppato le proprie teorie, ricorda Elisa Barison in un saggio recentemente dedicato alla ricerca dell’artista. è convinto che la nascita dell’Antropocene possa essere fatta coincidere con la scoperta del fuoco da parte dei nostri antenati. In quel momento, l’essere umano inizia a elevarsi al di sopra degli altri esseri viventi e si mette in grado di manipolare, trasformare la materia e quindi di produrre molta più energia di quella di cui ha biologicamente bisogno per sopravvivere».
In occasione della Art Night promossa da TAG Torino Art Galleries, sabato 4 novembre A PICK GALLERY sarà aperta dalle ore 15.30 fino alle 23.
Il 3, 4 e 5 novembre, con la collaborazione di Lavazza, la galleria ospiterà Art Coffee Breakfast dalle ore 10 alle 12.00.
Le mostre saranno visibili fino al 13 gennaio 2024.
Short Bio
Stefano Cagol (Trento, Italia, 1969) è un artista contemporaneo basato in Italia. Ha studiato all’Accademia di Brera e alla Ryerson University di Toronto con una borsa di studio post-dottorato del Governo del Canada. Due volte vincitore dell’Italian Council (2023, 2019) del Ministero Italiano della Cultura e di premi come il Visit di E.on Stiftung e il Terna per l’Arte Contemporanea, ha partecipato a biennali come la 59., 55., 54. Biennale di Venezia; Manifesta 11; 14. Biennale di Curitiba; 2. OFF Biennale Cairo; 1. Xinjiang Biennale e 1. Biennale di Singapore. Gli hanno dedicato mostre personali musei come il CCA Center for Contemporary Art di Tel Aviv (2021); Museo MA*GA di Gallarate (2019); Galleria Civica di Trento (2016); ZKM Karlsruhe (2012) e Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (2000). Ricordiamo la mostra personale del 2022 in C+N Gallery CANEPANERI, Milano. Dal 2023 è direttore artistico di Castel Belasi, hub sulle questioni ambientali, e dal 2022 ha fondato la piattaforma “We Are the Flood” al MUSE Museo delle scienze Trento.
Christophe Constantin nasce in Svizzera à Montreux. Dopo aver frequentato il liceo artistico, ottiene un Bachelor of Arts nel 2013 à l’ECAV di Sierra nel cantone del Valese. Si traferisce a Roma dove, alla RUFA, si specializza in scultura in marzo del 2016. Durante il suo soggiorno romano espone in vari spazi della capitale italiana come Spazio Menexa, il Pastificio Cerere con delle mostre personali e in collettive presso la Nuova Pesa e la Galleria Mario Iannelli. Nel gennaio del 2016 fonda Spazio InSitu, un artist run’space nella periferia di Roma, dove tiene il ruolo di Direttore Artistico. Nel 2017 presenta in questo spazio una sua personale intitolata “BOH?!!”, mostra che segna un rovesciamento nella sua produzione, che fonda le basi della sua ricerca attuale. Fuori Italia, espone a Barcellona con una personale Spending time in Barcelona nel 2016, presentata nel centro d’arte Espronceda, dopo una residenza di 2 mesi. In Francia espone a Parigi da ChezKit (2017) e Orléans durante Living cube, entrambe collettive curate da Elodie Bernard. Nel ottobre 2018 presenta Petite Annonce nella colletiva DotLand#2 a Berlino; nell’ottobre dello stesso anno espone in Svizzera nella città di Martigny con una personale intitolata A traverso la tela Bianca curata da Anne Jean-Richard.
Nel Maggio del 2018, comincia una collaborazione con l’artista romano Marco De Rosa e insieme realizzano la loro prima bipersonale Porta e Finestra a Spazio In Situ.
Marco De Rosa nasce a Roma il 9 Novembre 1991. Frequenta il corso di Scultura presso la Rufa – Rome University of Fine Arts – dove consegue la laurea di secondo livello nel 2015. Tra il 2012 e il 2015 collabora come assistente con vari artisti. Nel 2016 apre insieme ad altri artisti coetanei lo Spazio In Situ, un artist-run space nel quartiere romano di Tor Bella Monaca dove attualmente lavora. Lavora attraverso vari medium tra i cui fotografia, pittura e istallazione, nonché video e sound art, creando opere che l’artista stesso definisce non-ready-made. Tra le sue mostre principali The Milky Way 06 Vera, curata da Damiana Leoni, Galleria Alessandra Bonomo, Roma (2022); Arrotino, curata da Valentina Muzi, Sala Santa Rita, Roma (2021); Made In Italy, curata da Porter Ducrist, Espace TILT, Renens – CH (2021); Chilometro 0, curata da Porter Ducrist, The Gallery Apart, Roma (2019); Biennale d’arte contemporanea di Mulhouse, Francia (2017); Placement presso CAAM (Centro Atlantico de Arte Moderno), Las Palmas de Gran Canaria / Spagna Triennale Europea di Stampa Contemporanea Estampadura, Toulouse, (2016).
Hannah Rowan (Brighton, Inghilterra, 1990) vive e lavora a Londra. Ha studiato Scultura al Royal College of Art di Londra e Fine Art alla Central Saint Martins di Londra. Tra le mostre personali ricordiamo “Tides in The Body” del 2023 in C+N Gallery CANEPANERI a Milano, “Chrysalis” del 2021, in Galerie Sebastien Bertrand, “Triple Point” del 2020 in Belo Campo in Lisbona, “Prima Materia” del 2019 in Assembly Point a Londra, “Bodies of Water: Age of Fluidity” del 2018 in White Crypt, a Londra. Mostre collettive: Galerie Sebastien Bertrand in Ginevra, Yours Mine and Ours Gallery in NY, Below Grand a NY, Walter Philips Gallery Satellite Space in Canada, Taipei Artist Village, Castel Belasi Trento, MUSE – Museo delle scienze di Trento, Wuhan Biennale China, Well Projects a Margate, Arusha Gallery a Bruton; Contemporary Sculpture Fulmer, Annely Juda, Assembly Point e Projektraum, a Londra.
15.09.2023 - 21.10.2023
opening: 14.09.2023
15.09.2023 - 21.10.2023
ALL OVER
collettiva di artisti berlinesi
Antje Blumenstein, Fritz Bornstück, Anina Brisolla, Sven Drühl, Jay Gard, Lennart Grau, Philip Grözinger, Gudny Gudmundsdottir, Zora Jankovic, Michelle Jezierski, Franziska Klotz, Karsten Konrad, Jan Muche, Manfred Peckl, Paul Pretzer, Tanja Rochelmeyer, Michael Wutz
Paul Pretzer, Riechen nach links, 2021, olio su tavola, cm 20×27
30.06.2023 - 10.09.2023
opening: 29.06.2023
30.06.2023 - 10.09.2023
ore 18:30
22.06.2023 - 26.06.2023
opening: 21.06.2023
22.06.2023 - 26.06.2023
dalle 18:00
Finissage lunedì 26 giugno, ore 18:30 – incontro con gli autori
a cura di JEST
Artisti in mostra: Andrea Abello, Francesco Andreoli, Giorgio Andreoni, Anna Donatiello, Marco Farmalli, Maria Elisa Ferraris, Chiara Finelli, Alice Fiou e Lorenzo D’Alba, Sara Lepore, Fabio Meinardi, Fred Mungo, Mirko Pirisi.
La mostra collettiva Da qui in poi presenta i progetti fotografci di 13 artiste e artisti visivi under 30, sviluppati nell’ambito del progetto di formazione e produzione Futuri Prossimi.
Attraverso un uso multiforme dell’immagine fotografca, l* artist* in mostra suggeriscono, raccontano, si confrontano con il mondo e con sé stessi, senza tirarsi indietro di fronte a ostacoli e difcoltà. Anzi, cercando un valore nell’incertezza che caratterizza la loro esistenza (come quella di molti altri giovani), la sfruttano come punto di partenza per uno sguardo spassionato sul mondo, che possa ofrire prospettive o almeno appigli per comprendere e costruire, per trovare spazi di condivisione e di bellezza. Le fragilità, lo spaesamento e le ambiguità che caratterizzano la vita dei giovani di oggi, sia a livello individuale che generazionale, sono infatti uno dei temi centrali tra i lavori in mostra, osservato da vari punti di vista e rielaborato attraverso linguaggi molteplici. La fotografa diviene strumento di relazione e analisi, di indagine e scoperta, di cura e riconquista di spazi e tempi. Serve in qualche modo per afermare una presenza. Certamente, per poter guardare al futuro con speranza, il primo passo è essere presenti all’oggi.
Da qui in poi è la mostra conclusiva del progetto Futuri Prossimi, programma di formazione e produzione ideato e curato da Francesca Cirilli.
Futuri Prossimi è un progetto di Fluxlab APS in collaborazione con JEST
e con Wild Strawberries, Sweet Life Factory, Kublaiklan, AWI-Art Workers Italia, A PICK GALLERY, Layout.
con il contributo di Compagnia di San Paolo nell’ambito delle Linee guida per la formazione e l’avviamento alla professione culturale 2022.
Orari di apertura: mercoledì–sabato 15:30–20:00 / lunedì 17:00–20:00
18.04.2023 - 17.06.2023
opening: 17.04.2023
18.04.2023 - 17.06.2023
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