Gallery
Gagliardi e Domke, fondata a Torino nel 2003, ha perseguito scelte artistiche innovative, coinvolgendo linguaggi espressivi diversi, dalla pittura ai new media, dalla scultura alla Net Art, con un’attenzione spiccata ai giovani talenti nazionali e internazionali.
Nel gennaio 2011 Gagliardi e Domke rilancia la sua sfida e cambia sede trasferendosi in Via Cervino 16 in spazi post-industriali di 700 mq che comprendono magazzini, esposizione ed area produttiva.
Exhibits
31.10.2024 - 25.01.2025
opening: 30.10.2024
31.10.2024 - 25.01.2025
Giuliana Cunéaz nella mostra QUI MA NON ORA presenta le ultime fasi della sua ricerca iniziata anni fa con il video, passata attraverso l’esperienza del 3D e approdata ora all’AI. • La belle au bois dormant è un’installazione interattiva realizzata con l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Il lavoro consente allo spettatore di avere un’esperienza emozionale. Non c’è più una singola opera da contemplare, bensì un’azione che colloca al centro la personalità del singolo fruitore. Ciascuno, sdraiandosi sul letto si trova di fronte a una visione individuale proiettata su un monitor incastonato nella parte interna del baldacchino. •Il titolo dell’opera ha come riferimento La bella addormentata nel bosco, la celebre fiaba di Charles Perrault, con la differenza che si chiede allo spettatore di lasciarsi trasportare in un universo onirico senza addormentarsi. E’ lui stesso a innescare il procedimento scrivendo una frase su un tablet. La tipologia grafologica dello spettatore determina la comparsa delle immagini sul monitor e le loro caratteristiche. •Per ogni spettatore che desidera interagire con il lavoro compare un’animazione personalizzata di trenta secondi e ciascuno avrà un personale “sogno” da ricordare. Segno e sogno trovano così una loro sintesi in base a un’indagine dove l’artista sviluppa in maniera del tutto innovativa la sua poetica interagendo con i processi d’Intelligenza Artificiale. Il risultato si modifica di volta in volta e l’osservatore si trova a visualizzare le proprie emozioni dopo essersi comodamente adagiato sul letto. Il tutto avviene live e pochi istanti dopo aver lasciato la propria traccia segnica, le immagini compaiono sul monitor.
Fino al 22 novembre 2024 Prosegue la personale di Davide Maria Coltro
Di Davide Maria Coltro, accreditato come inventore del quadro elettronico, la cui personale – in costante, continua mutazione imperniata su una approfondita ricerca sull’astrazione – prosegue fino al 22 novembre. Valentina Bianchi, curatrice della mostra, dice: … a partire dalla fine degli anni Novanta, Coltro ha esplorato il linguaggio fluido dei mezzi digitali, prefigurando non solo le tendenze artistiche contemporanee, ma le modalità stesse in cui le immagini oggi si diffondono e esperiscono … … i Quadri Mediali di Davide Maria Coltro possono sorprenderci perché sfuggono a certe aspettative di staticità, univocità, e permanenza su cui la pittura spesso si basa; ma più della texture, del soggetto, del trattamento della luce, ciò che le tele sovvertono è la distribuzione della nostra attenzione. Non basta uno sguardo per coglierne la presenza, l’esistenza. Per loro natura di flussi variabili e ininterrotti, i quadri non possono che essere esperiti in modo parziale: non importa quanta concentrazione dedichiamo loro, delle tele possiamo assistere a una serie finita di momenti. L’esposizione dei Quadri Mediali non rappresenta il momento conclusivo della creazione artistica, ma uno spaccato sul processo … … l’innovazione di questa indagine di Coltro non si riscontra tanto nella relativa novità del medium impiegato, quanto nella esplicitazione del cambiamento costante dell’arte e della nostra percezione: quando uno schermo viene installato nella galleria o nella casa di un collezionista, esso diventa un portale attraverso cui fluisce un’esperienza pittorica che esiste già in potenza, e che anzi esiste con più originalità in quell’intervallo tra la creazione e la presentazione.
Apertura straordinaria sabato 2 novembre fino alle ore 23,00 – notte delle Gallerie TAG per Artissima 2024 Gagliardi e Domke Via Cervino 16 10155 Torino. Tel 01119700031 info@gagliardiedomke.com www.gagliardiedomke.com
20.09.2024 - 18.10.2024
opening: 19.09.2024
20.09.2024 - 18.10.2024
SURPRISE è un evento inatteso, una mostra inconsueta, che propone più aspetti su cui l’atteggiamento dei visitatori potrà dirsi se non di sorpresa, almeno di sovvertimento dei paradigmi cui essi stessi ricorrono abitualmente per immergersi nelle mostre d’arte, come semplici fruitori o come collezionisti. Primo e più evidente boulversament sarà quello che genererà l’osservare DAVIDE MARIA COLTRO – l’inventore del quadro elettronico – intervenire sulle sue tele elettroniche. Certo – è noto a tutti – qualche artista sovrappone, ha sovrapposto nel tempo, una sua opera ad un’altra, nella foga creativa, magari per l’urgenza di creare e la contemporanea necessità di risparmiare sulla tela, lasciando così che siano i posteri a scoprire quanto da lui occultato. Sicuramente nessun collezionista sovrappone un quadro ad un altro sulla stessa parete per mancanza di spazio, una delle due opere guadagnerà la parete e l’altra la cantina o nel migliore dei casi un caveau, dipende dal collezionista… e dall’opera. Ora, non è azzardato sostenerlo, non esistono più problemi di centimetriquadri, la stratificazione dei lavori diventa oggi possibile offrendo al collezionista – grazie alle intuizioni di Coltro – l’opportunità di fruizione e di condivisione di più opere nello stesso spazio, la possibilità di seguire, senza vincoli di spazio-tempo l’evoluzione delle sue opere. Via libera quindi non solo al collezionismo colto, metodico, anche al collezionismo compulsivo. Non vi sembra una sorpresa?
Il secondo paradigma da sovvertire riguarda il colore, PAOLO BASSO propone la sua ricerca che sfocia e si condensa in un termine: ACRONIMOCROMIA Non vado oltre, certo ora c’è, ci sarebbe, buon’ultima, l’intelligenza artificiale su cui ragionare.
In ogni caso quel che è certo che ogni artista di galleria presente in SURPRISE sarà ri-leggibile, magari nel dialogo spregiudicato fra opere, in maniera inconsueta se non sovversiva.
Pietro Gagliardi
Orari: ma-ve 15,30-19,30
03.05.2024 - 28.06.2024
opening: 02.05.2024
03.05.2024 - 28.06.2024
Dai MEDIUM COLOR LANDSCAPES all’ASTRAZIONE MEDIALE, Davide Maria Coltro, accreditato come pioniere dei nuovi media grazie allo sviluppo del Quadro Mediale, dalla fine degli anni Novanta ha sviluppato una ricerca poetica dai contenuti estetici sorprendenti, rinuncia consapevolmente ad ogni tecnica espressiva tradizionale assumendo devices, bit, pixel come unici materiali da porre in relazione tra loro con la ferma volontà di rimanere in continuità teorica e storica con la pittura. Nel 2003 Coltro proponeva in galleria a Torino i MEDIUM COLOR LANDSCAPES, paesaggi come risultanti di un esercizio del vedere in rapporto alla storia dell’arte. Visioni alterate cromaticamente, in un cortocircuito che rende omaggio alla stagione del “Pittorialismo”, un approdo a stesure monocrome che fanno vibrare la lirica del colore. La fisicità con cui le sue opere si porgevano allo spettatore è sempre stata vicina alla pittura anche se in due accezioni molto diverse: nella cosiddette “Filiazioni”, stampate in esemplare unico su carta fotografica e ricavate da momenti irripetibili del flusso e nei Quadri o Moduli Mediali – interamente progettati e prodotti dall’artista per piegare la tecnologia alle esigenze della sua ricerca poetica. L’esito inconsueto è percepibile anche ad uno sguardo superficiale e questa apparente facilità di lettura ha generato un ampio consenso di pubblico. Nel 2011 Coltro presenzia alla Biennale di Venezia con un’installazione di dimensioni considerevoli dal titolo Res-Publica I, composta da 96 Moduli Mediali ed un flusso di centinaia di icone di paesaggio che trasmette da remoto alla sua opera in perenne mutamento. Negli ultimi anni l’artista distilla ancora la sua produzione ponendosi domande fondamentali sulla pittura elettronica, approda all’ASTRAZIONE MEDIALE, restituendo esperienze visive ancora una volta inedite quanto originali, nuove connotazioni astratte e sintetiche in un codice dove il tempo diventa “materia pittorica” che danza con la luce ed il colore delle superfici mediali. Il Museo MAGA di Gallarate e la Fondazione Antonio Calderara celebrano questi esiti con due mostre personali, proponendoli in originale continuità teorica con la grande ricerca astratta del Novecento.
Davide Maria Coltro (Verona, 1967) è artista e ricercatore. Tra le istituzioni nazionali e internazionali che hanno ospitato o acquisito le sue opere si ricordano: la Galleria Civica di Trento, la Galleria d’arte Moderna Achille Forti di Verona, la GAM di Verbania, il Museum of Modern Art di Mosca, Padiglione Italia Arsenale alla cinquantaquattresima Biennale di Venezia, GASC Villa Clerici di Milano, Künstlerhaus di Graz, Collezione Paolo IV di Brescia, Fondazione Lercaro di Bologna. Nel 2023 VAF Fondazione / Stiftung dedica una monografia all’opera completa dell’artista. Nel 2024 il Museo MAGA produce una mostra personale che esplora l’Astrazione Mediale e che sarà in seguito ospitata dalla Fondazione Antonio Calderara mentre il MART di Rovereto espone le sue opere figurative della serie Arborescenze. Vive e lavora tra Milano ed il Lago Maggiore.
PER LA PRIMA VOLTA IN GALLERIA IN OCCASIONE DI EXPOSED
TIM WHITE-SOBIESKI
HUMAN ECHOES
HUMAN ECHOES è una raccolta di opere che rappresenta un flusso di vita, pezzi e frammenti dell’esplorazione dell’artista che spesso mette in scena opere letterarie, fonte primaria di ispirazione.
Tim White-Sobieski è un artista a cui ogni mezzo espressivo risulta familiare. Video, fotografia, musica, scultura, luce spesso convergono in un unico progetto, in una vera e propria messa in scena che rende immersiva – per lo spettatore – l’esperienza di fruizione delle sue opere.
HUMAN ECHOES, la mostra con cui Tim fa il suo debutto in galleria, raccoglie le immagini cardine di alcune sue serie di successo: CONFESSION, CLOSER TO FALL, AWAKENING, IL SUONO E LA FURIA, creando un’esperienza visiva che assomiglia a un vasto dipinto composto da immagini interconnesse e simboliche. In questo contesto, l’artista utilizza tecniche che ricordano la pittura tradizionale, come la composizione attenta, l’attenzione ai dettagli e il focus sulla cattura dell’umore e dell’emozione.
Tim White-Sobieski è un artista visivo, designer e architetto che ha lavorato negli USA e da alcuni anni risiede in Italia.
Tim White-Sobieski ha guadagnato popolarità nel 2000 con i suoi progetti di installazione e design dedicati a nuove invenzioni nel campo della pianificazione urbana, delle tecnologie legate alla luce e ai multimedia e delle soluzioni per l’energia verde.
Partecipa frequentemente a biennali e simposi internazionali. Dal 2000 i progetti di Tim White-Sobieski sono stati esposti in oltre 40 Musei di Arte Contemporanea in tutto il mondo e in oltre 100 progetti artistici collettivi. Le sue opere sono state esposte, fra gli altri, in musei e spazi pubblici: Espace Louis Vuitton, Parigi; Museo de Bellas Artes de Santander, Spagna; Elgiz Museum of Contemporary Art, Istanbul; Palais de Tokyo, Parigi; National Museum of Contemporary Art (MNAC) Bucarest, Romania; Teatro Miela, Trieste, Italia; Haus der Kulturen der Welt, Berlino; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (MNCARS), Madrid; El Museo del Bario, New York, NY; Vestfossen Kunstlaboratorium, Oslo, Norvegia. Le opere fanno parte delle collezioni permanenti di oltre 40 musei d’arte contemporanea e nelle collezioni private e pubbliche internazionali.
26.01.2024 - 12.04.2024
opening: 25.01.2024
26.01.2024 - 12.04.2024
Dopo aver messo al centro dell’ultima mostra Handle With Care la sua riserva d’arte – il proprio magazzino – Pietro Gagliardi, d’intesa con l’artista argentina Elizabeth Aro, presenta negli spazi di Via Cervino ATELIER ARO, una mostra ricca di opere inedite. Chi ha dimestichezza con gli studio visit degli artisti sa che nessuna mostra può riproporre e trasmettere la freschezza che si coglie durante un incontro di artista nel suo studio. ATELIER ARO si propone di ribaltare questa idea ricreando in un contesto altro, rispetto allo studio dell’artista, la stessa spontaneità con cui si interagisce e si scoprono le opere nel suo laboratorio. In molte civiltà il labirinto rappresenta l’itinerario che l’Io deve percorrere per raggiungere la saggezza, dopo aver superato una prova, come un rito di passaggio. L’uomo viene messo alla prova perché è l’immagine spaziale di una situazione in cui bisogna superare una prova rischiosa ed è il simbolo di una realtà della vita: ne puoi uscire vittorioso o sconfitto. Elizabeth usa le mani. I manufatti che riempiono gli anfratti del suo studio vengono da lei manipolati e rimanipolati, l’impressione che ne ricavi è che non siano mai ultimati, la realtà è che lei stessa è spettatrice dei suoi lavori, li indaga, li impregna col suo sguardo e con il suo contatto, alla fine ti offre di fare altrettanto. Così i suoi lavori diventano il tuo cibo o i tuoi vestiti e, anche tu, provi il brivido di essere autore.
In contemporanea alla mostra ATELIER ARO la galleria presenta un’installazione video di Paolo Basso: MITOSI N.20 Se in un quadro l’aspetto statico della cromia – dice Paolo Basso – sembra suggerire la fine del colore fra una pennellata e l’altra, nelle mitosi – in biologia riproduzione cellulare dove una cellula madre genera due cellule figlie – il colore non muore ma cambia forma, si riproduce senza avere continuità in un ciclo infinito in cui la staticità non esiste.
27.10.2023 - 12.01.2024
opening: 26.10.2023
27.10.2023 - 12.01.2024
L’ultima mostra inaugurata in Via Cervino il 14 settembre, il Solo Show di Daniele D’Acquisto: LOG: Ricerca – Display – Archivio, evidenzia il processo creativo cui spesso ricorre Daniele D’Acquisto miscelando i tre momenti cardine della sua ricerca, cambiandone l’ordine in maniera apparentemente caotica. Rivela anche una fonte importante della sua ricerca, la galleria, meglio ancora… il suo magazzino, frequentato a lungo dall’artista fino a fargli nascere il dubbio, forse anche solo un sospetto o un’intuizione, che possa esistere qualcosa di simbiotico fra la sua prassi creativa e la prassi seguita per anni dalla galleria (dal gallerista) nella ricerca, nel display e nell’archiviazione di intere mostre o di singole opere. La consultazione dell’archivio è una pratica a cui ricorre frequentemente Pietro Gagliardi, che sente l’obbligo di liberare e far transitare dal magazzino verso gli spazi espositivi della galleria, le opere in esso custodite, aprendole a nuove esperienze di mise en place, porgendole allo sguardo del visitatore in una reiterata epifania. Nasce così l’ultima mostra, un Group Show: HANDLE WITH CARE, con opere di Davide Maria Coltro, Paolo Consorti, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz, Santissimi, Jelena Vasiljev e Fabio Viale, che affianca negli spazi della galleria, il Solo Show di Daniele D’Acquisto LOG: Ricerca – Display – Archivio di cui si è fatto cenno all’inizio. Proprio di questo show sarà disponibile per il pubblico un catalogo con testo critico di Michele Bramante. Singolare l’aderenza al tema della mostra, dell’opera MOBILES di Davide Maria Coltro che azzera in maniera disarmane ogni problematica di display connnaturata ad un’opera mediale. Emblematica ed ironica l’opera di Richi Ferrero, spedita senza imballo alla galleria attraverso il servizio di Poste Italiane, ed arrivata sorprendentemente indenne a destinazione. Guardatela a luce spenta e accesa per scoprirne la trasformazione. Vi strapperà un sorriso. Qualcuno penserà ad una critica all’arte povera. Bene. Affari suoi.
dal 26.10.2023 al 12.01.2024
HANDLE WITH CARE – GROUP SHOW Con Davide Maria Coltro, Paolo Consorti, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz, Santissimi, Jelena Vasiljev, Fabio Viale
LOG: Ricerca-Display-Archivio. SOLO SHOW di DANIELE D’ACQUISTO Presentazione del catalogo con testo critico di Michele Bramante Inaugurazione Giovedì 26.10.2023 ore 18.00/21.00 Apertura straordinaria per Torino Art Night sabato 04.11.2023 ore 18.00/23.00
15.09.2023 - 20.10.2023
opening: 14.09.2023
15.09.2023 - 20.10.2023
Con il solo show LOG: (R-D-A) Daniele d’Acquisto propone un’indagine interna alla scultura, alle sue declinazioni linguistiche e alla capacità auto-generativa della forma nell’ambito della quale le opere rappresentano sistemi e principi capaci di riprodursi di volta in volta diversificati. Partendo dal presupposto che la scultura è la forma del luogo, inteso in senso ampio, le fasi di allestimento, in studio o in ambiente diverso, vanno considerate parte integrante dell’opera e momento fondamentale per l’interpretazione dello spazio con cui dialoga. Ricerca, display e archivio sono le parole alla radice di questo progetto. Non vi è alcuna gerarchia tra questi termini, tutti concorrono alternativamente alla dialettica di questa mostra che rappresenta un contributo attorno al tema della mediazione tra l’ideazione, la produzione e la comunicazione di un’opera d’arte. Non è un caso che questa mostra si sviluppi negli spazi di via Cervino frequentati dall’artista nei lunghi anni di collaborazione e dove l’artista ha visto nella pratica quotidiana della galleria, la gestazione della sua idea di ricerca-display-archivio che ora si materializza. Cicli di opere presenti a latere dell’intervento site specific: GoRe (2008-2010), Strings (2011-2013), Regola (2016-2017).
04.05.2023 - 30.06.2023
opening: 03.05.2023
04.05.2023 - 30.06.2023
Dopo aver festeggiato i 20 anni di attività la galleria Gagliardi e Domke ritorna a intrattenere il pubblico con tre mostre in contemporanea.
La prima delle tre è un ritorno a Torino del duo artistico J&PEG (Simone Zecubi e Antonio Managò). I frequentatori assidui della galleria hanno potuto apprezzare nel corso di oltre un decennio l’evoluzione del loro lavoro.
Fake Life, così titola il solo show dei J&PEG, presenta una serie di scatti fotografici frutto di un elaborato lavoro di still life che sarà possibile scoprire anche in un’opera installativa nella stanza proiezioni della galleria.
Carlo Sala, curatore della mostra, parlando del lavoro degli artisti dice: nelle opere di J&PEG gli oggetti raffigurati – come i vasi – nonostante abbiano una natura e una funzione ben precisa, sembrano assurgere un’aura di mistero che ne impedisce una perfetta comprensione, lasciando così aperta la porta verso molteplici significazioni e una metafisica dello sguardo.
Nel corso della loro ricerca il duo di artisti ha voluto creare un dialogo serrato con una pluralità di fonti visive e nelle loro precedenti opere compaiono una serie di riverberi della pittura classica, del cinema e dei protagonisti dell’arte del nostro tempo. Nell’ultimo ciclo, pur permanendo questi riferimenti che sono profondamente introiettati dagli artisti, appare chiaro come il loro sguardo si stia interrogando sulla dimensione della prossimità.
In contemporanea al solo show della coppia di artisti dedicato alla recente produzione, sarà affiancato in galleria anche da un sintetico percorso a ritroso sul loro lavoro. L’obiettivo di questa doppia presenza è quello di consentire al pubblico di osservare l’evoluzione del lavoro della coppia circa il processo che conduce all’immagine.
C’è di più: oltre alla presenza in galleria i J&PEG e Gagliardi e Domke saranno presenti a ThePhair, l’importante fiera dedicata alla fotografia che si terrà a Torino Esposizioni con uno stand interamente dedicato all’ultima produzione.
Tornando in Via Cervino, al piano superiore si può trovare un singolare esperimento: una mostra di Alessandro Quaranta Natura sussurra memorie, a cura della 2D della Scuola Secondaria di primo grado G.B. Viotti (I.C. Corso Vercelli) con Lorena Tadorni.
Infine potranno essere riviste alcune opere storiche di Luisa Raffaelli, che anticipa con questa presenza la prossima mostra: Armed Epigenetics.
Questo è tutto, non vi resta che raggiungere Via Cervino 16 e ThePhair per avere contezza di tutto.
16.09.2022 - 26.01.2023
opening: 15.09.2022
16.09.2022 - 26.01.2023
In occasione della riapertura della stagione 2022_2023 Gagliardi e Domke introduce, pur tenendo in sospeso il perchè, il motivo ricorrente che caratterizzerà la programmazione della stagione: mettere alla ribalta, quotidianamente, in galleria e sui social media, un’opera, un artista, un episodio, che hanno avuto un ruolo significativo nel conferire, negli anni, un’identità unica allo spazio di Via Cervino.
L’obiettivo è quello di ripercorrere la storia della galleria attraverso lavori dei diversi artisti che Gagliardi e Domke ha promosso nel corso degli anni.
L’assetto della galleria, dal 15 settembre, giorno di inaugurazione della stagione 2022-2023, sarà ad impianto variabile, a volte si toglieranno lavori, altre volte se ne aggiungeranno, il tema non muterà: “COUNTDOWN”, il visitatore sarà sollecitato, per centotrenta giorni, da un conto alla rovescia, quotidiano.
Elemento iconico di COUNTDOWN sarà un’opera di Glaser Kunz, l’orologio impazzito.
Gli artisti con quest’opera invitano ad una riflessione sul tempo che trascorre, oppure no. Pur attraveso un movimento caotico e beffardo, le lancette di tanto in tanto tornano alla stessa ora, illudendoci di poter sapere, se non chi siamo, almeno a che punto siamo.
Il Punto. Proprio quel che Gagliardi e Domke intende fare per 130 giorni su opere, mostre, artisti e storie azzerando, infine, il cronometro.
Orari : martedi_venerdi ore 15,30_19,30
26.05.2022 - 15.07.2022
opening: 25.05.2022
26.05.2022 - 15.07.2022
dalle ore 18,00 alle 21,00
Sabato 28 apertura straordinaria fino alle ore 23,00
Fino al 15 luglio, martedì-venerdì per 15,30 – 1930
Torna da Gagliardi e Domke per la sua quinta personale la fotografa francese Aurore Valade (Villeneuve sur Lot, 1981).
Il progetto espositivo raccoglie alcune serie di opere realizzate da Valade in tempi recenti, che hanno al loro centro il tema della rivolta, della sollevazione o meglio del sollevarsi. Tutto, come sempre nello stile caratteristico di Valade, con un filo di ironia, in un vortice di oggetti colorati e di dettagli tutti da leggere, ad uno ad uno, percorrendo con gli occhi le immagini con curiosità e attenzione.
Le fotografie in mostra hanno per tema le rivolte femministe, gli indignados spagnoli di qualche anno fa ed una serie di poco più recente, che studia gli uccelli e la loro capacità di spiccare il volo superando le barriere che ci imprigionano, siano esse di tipo sociale, psicologico o dettate dalla necessità come nel recente lockdown.
Il titolo scelto per questa mostra ha un riferimento esplicito a Georges Didi – Huberman, il grande filosofo e storico dell’arte francese, indubbiamente tra i riferimenti teorici dell’artista. Il rimando è, in modo particolare, ad alcuni testi non ancora tradotti in italiano che portano, appunto, il titolo di “Ce qui nous soulève” – alla lettera “ciò che ci solleva” – dove Didi-Huberman indaga il tema delle sollevazioni popolari e delle rivolte, così come tutte le possibili declinazioni semantiche del termine “sollevarsi”, seguendo il filo conduttore delle rivolte spartakiste nella Germania degli anni venti del Novecento, e soprattutto il pensiero di Walter Benjamin e Aby Warburg.
Ma le immagini di Aurore Valade guardano al tema della rivolta in modo non banale, intendendo i moti rivoluzionari anche nel senso dei rivolgimenti intimi, interiori, che ci toccano cambiando le nostre vite. Letteralmente, gli oggetti della manifestazione in piazza, gli striscioni, i cartelli, gli slogan e le dichiarazioni programmatiche, sono perciò allestiti negli interni, nelle case delle persone che le piazze hanno percorso e che nelle piazze hanno manifestato. La rivolta cambia dunque di direzione, si posiziona dentro le case, dove le sue vestigia sono memoria, resti di esperienze vissute, ma non solo. È come se la rivolta stessa, che nella piazza vive la sua essenziale dimensione collettiva e condivisa , si spostasse in seguito all’interno, nel vissuto privato delle singole persone, nelle loro storie e nelle loro vite, prese ora singolarmente.
Di che cosa si tratta? Un grido che resta chiuso tra le quattro mura domestiche, come se non si fosse ancora detto tutto quello che c’era da dire? Un rivolgersi al privato, oltre il collettivo, un po’ come negli anni ottanta, in piena bulimia televisiva, ma con molta più impazienza? Oppure, al contrario, e più probabilmente, è la voglia di farsi sentire, di manifestarsi, letteralmente, per ciò che davvero si è e profondamente si vuole, che non ha trovato – forse non ancora – adeguata risposta? O, ancora, perché no, una rivolta che si fa esistenziale e tocca nel profondo, rivolgendo il nostro cammino su nuove strade?
Ecco, allora, che alle serie sul tema della rivolta, si aggiungono i lavori sugli uccelli e il loro volo, cui ci sentiamo emotivamente simili e partecipi quando avvertiamo in noi l’urgenza di porci al di là di tutto ciò che limita e costringe: siano esse le catene della necessità, dell’abitudine o del pregiudizio. Lasciate dietro di noi tutte queste cose, ci addentriamo, quindi, nel più rischioso, ma affascinante regno del possibile. Impariamo così a sollevarci, e questa volta ben oltre i limiti del nostro appartamento, con le ali della leggerezza e il sentimento ribelle e gioioso di una nuova, profonda, finalmente conquistata libertà.
Gagliardi e Domke e Aurore Valade saranno presenti anche a The Phair
Via F. Petrarca, 39b Torino Esposizioni Padiglione 3, 10126 Torino
27, 28, 29 maggio – Preview 26 maggio
24.02.2022 - 19.05.2022
opening: 24.02.2022
24.02.2022 - 19.05.2022
Gagliardi e Domke presenta Spore, una mostra personale di Carlo Steiner, a
cura di Lorena Tadorni, in cui l’artista espone per la prima volta al pubblico una trentina di opere, realizzate
tra il 2018 e il 2021, frutto della sua recente ricerca sulla pittura.
Artista sperimentatore di tecniche e materiali espressivi inusuali, in questo ciclo di lavori Steiner per la prima
volta si relaziona con la materia pittorica, e lo fa adottando come pigmento le spore fungine.
La natura sempre stata una sua costante fonte di ispirazione. Dalle farfalle realizzate con farina e acqua –
vere e proprie ostie – ai cristalli di neve fatti di materiale ferroso, Steiner ha esplorato il rapporto fra artificio e
natura, fino a farlo diventare il centro della sua ricerca.
Da alcuni anni l’artista sta portando avanti un’attività di studio sull’universo micologico, a partire da
un’originaria passione, quasi ancestrale, che da sempre lo porta nei boschi a scandagliare la vegetazione
fungina. Mettendo insieme l’atto esplorativo, esperienza diretta che fonda il lavoro stesso, con la ricerca
pittorica, Steiner ha fatto dell’impalpabilità delle spore la poetica dei suoi ultimi lavori.
La mostra espone le opere recenti dell’artista, incentrate su questa ricerca.
Dal 2012 raccolgo funghi e li “metto in posa” per far cadere le spore, nei vari colori, su lastre di vetro –
spiega l’artista. Ho scelto di non usare funghi coltivati, ma di avvalermi di pigmenti di funghi selvatici e di
utilizzare solo quelli per la composizione dell’immagine. Ciascuno lascia sfumature diverse, ad esempio
l’amanita muscaria, rilascia il bianco, gli iantinosporei come l’hypholoma fasciculare o falso chiodino
rilasciano un violetto, e poi ci sono i rodosporei, dalle spore rosa… A volte basta una notte per ottenere
queste velature di pigmenti, altre volte due o tre giorni – continua – ma non tutti i funghi sono uguali, alcuni
sono capricciosi, altri pi facili.
In un percorso che inizia nel 2012 per giungere fino a oggi, Carlo Steiner ha creato un vero e proprio
processo di raccolta, sedimentazione e conservazione delle spore, direzionando parallelamente la sua
ricerca sulla resa del colore e sulla forma per farne un’indagine sull’origine stessa della pittura.
Perfezionando l’uso delle dime di cartone ha creato sagome in grado di “convogliare” le spore all’interno di
forme prestabilite indagando un “prender forma” che l’artista chiama casualità controllata, una tecnica
che prevede una lotta fra imprevedibilità e volontà, nel tentativo di riuscire a farle posizionare là dove si
vuole. Le spore infatti non cadono dal fungo in verticale, a piombo, ma essendo estremamente volatili
risentono di ogni minima corrente d’aria, spostandosi di conseguenza. Affascinato così dalla materia viva, e
da come la casualità delle condizioni in cui viene reperita possa influenzare il rilascio del colore nella
quantità voluta, sia essa determinata da un’insita deperibilità come da fattori climatici e legati al terreno, con
la serie Spore Steiner mette in atto una sfida tra natura e artificio consapevole di affidarsi a un materiale
certamente più “scomodo” della pittura tradizionale ma ricercando in esso possibilità e variazioni cromatiche
dalla gamma assai ricca. Ed da queste attese che, ponendosi in osservazione dei minimi spostamenti della
materia, fa nascere tavole vitree in cui forme e colori condensano la leggerezza delle spore da cui si
generano nella drammaticità di una tensione precaria ma al tempo stesso seducente.
L’atteggiamento di apertura e di sperimentazione di Steiner si manifesta anche nell’adesione al progetto
SHAC dell’Associazione Culturale Babelica finanziato da Fondazione Crt: un percorso didattico di curatela
collettiva della mostra affidato a una classe del quarto anno della scuola primaria G. E. Pestalozzi di Torino.
Recentemente, anche il museo S.M.A.K. di Gent ha affidato ai bambini e alle bambine il riallestimento di una
parte della collezione, e numerose sono le istituzioni che stanno lavorando in un’ottica di ampliamento del
proprio pubblico, riservando un’attenzione speciale alle fasce che normalmente non fruiscono i progetti
culturali. L’adesione al progetto SHAC di Carlo Steiner e della galleria Gagliardi e Domke permette di
ripensare il processo curatoriale mettendolo in condivisione, proponendo un percorso di welfare culturale
che crede nell’arte e nei linguaggi creativi come strumenti per integrare l’offerta formativa e contribuire a far
crescere i cittadini e le cittadine di domani.
Carlo Steiner (1957, Terni) vive e lavora a Milano. Dopo il Liceo Classico si iscrive alla NABA / Nuova
Accademia di Belle Arti dove studia scultura con Kengiro Azuma, storia dell’arte con Guido Ballo e
enviromental design con Gianni Colombo. Negli anni novanta insegna alla NABA come assistente di scultura
e tra dal 2007 al 2010 docente di industrial design. Tra 1984 e 2011 lavora come grafico per quotidiani e
riviste: Il Sabato, Avvenire, Amadeus, L’Eco di Bergamo. Tra le mostre personali recenti: nel 2013 realizza
un’installazione all’interno del programma Conveying the Invisible, a cura di Sara Corona, per “No Longer
Empty”, Queens Bvld, New York; nel 2005 e nel 2007 espone alla galleria Gagliardi Art System di Torino, e
nel 2006 presso Roberta Lietti Arte Contemporanea, Como. Tra le mostre collettive: nel 2015 partecipa a
“Why not?”, a cura di Chiara Massimello, presso la sede Ersel di Torino; nel 2013 espone a “Homo faber,” a
cura di Mimmo Di Marzio, Castello Sforzesco, Milano; nel 2012 al festival Seminaria di Maranola (Formia);
nel 2010 a “Interface”, a cura di Barbara D’Ambrosio e Silvano Manganaro al MLAC di Roma; nel 2007 alla
mostra tematica “Linee all’orizzonte. Paesaggio tra descrizione e astrazione” a cura di Maurizio Sciaccaluga,
Galleria d’Arte Moderna di Genova; nel 2006 alla mostra “Outlook #1 – Panorama italiano”, a cura di Luigi
Fassi, Palazzo Bricherasio, Torino; nel 2005 a “Contemporanea 3”, a cura di Emma Gravagnuolo,
Pinacoteca Comunale, Como. Nel 2006 artista in residenza presso Hotel Pupik, Castello di Schrattenberg,
Judenberg (Austria) e nel 2008 selezionato tra i progetti speciali di Independence, presso lo spazio non
profit 1:1 Project che operava tra Roma e Londra. Nel 2015 ha inaugurato la mostra “Ternit ”, a Terni, sua
citt natale, a cura di Elisa Del Prete.
Gagliardi e Domke, fondata nel 2003 a Torino come Gagliardi Art System da Pietro Gagliardi, dedica la sua
attenzione a linguaggi espressivi diversi, dalla pittura ai new media, dalla scultura alla Net Art e ai giovani
talenti nazionali e internazionali.
Nel 2011 ha cambiato sede trasferendosi in via Cervino 16, in una ex-fabbrica di cablaggi nel quartiere
Barriera di Milano, una zona in rapida trasformazione, vicino al Museo Ettore Fico, a studi di design e di
artisti, poco distante dalla Nuvola Lavazza dell’architetto Cino Zucchi e dal Campus Luigi Einaudi, Universit
di Torino ideato da Norman Foster.
Nel 2015 Christian Domke si unisce a Pietro Gagliardi e la galleria cambia nome in Gagliardi e Domke. Negli
anni successivi la galleria prosegue nella sua missione di promuovere giovani artisti italiani e non,
sviluppando progetti e cooperazioni internazionali.
Gli spazi espositivi della galleria sono ritagliati all’interno della struttura post-industriale di via Cervino 16, che
ospita anche i magazzini e le esposizioni della Gagliardi Art Collection visitabili su appuntamento.
Il rapporto di collaborazione fra Carlo Steiner e Gagliardi e Domke inizia nel 2004. Nel 2007 la galleria ha
organizzato la mostra “Epoch ”, ampia ed esaustiva nella rappresentazione delle esperienze di Steiner fino
a quell’anno, poi seguita dalla mostra “buone nuove”, un’osservazione critica della nostra percezione
dell’informazione sui quotidiani. Periodicamente, Gagliardi e Domke ha esposto opere di Steiner in mostre
collettive in sede e fuori sede e in numerose fiere internazionali.
Orari: da martedì a venerdì , 15.30-19.30
Ufficio stampa
Sara Zolla | press@sarazolla.com | tel. 346-8457982