Gallery
Exhibits
25.10.2024 - 20.12.2024
opening: 24.10.2024
25.10.2024 - 20.12.2024
Connie Harrison, Skyward Spiral, 2024, Oil and Wax on Wooden Panel, 140 x 150 cm (55,1 x 63 inches)
28.06.2024 - 02.08.2024
opening: 27.06.2024
28.06.2024 - 02.08.2024
17.05.2024 - 18.06.2024
opening: 16.05.2024
17.05.2024 - 18.06.2024
Luce Gallery annuncia l’anniversario della galleria con l’esposizione collettiva Fifteen Years.
La mostra celebra questo importante traguardo presentando una selezione di nuovi lavori dei nostri artisti rappresentati, tra cui Dominic Chambers, Ryan Cosbert, Robert Davis, Derek Fordjour, Connie Harrison, Yowshien Kuo, Hugo McCloud, Johanna Mirabel, Peter Mohall, Demarco Mosby, Ludovic Nkoth, Collins Obijiaku, Zéh Palito e Francesco Pirazzi. Lo show, che inaugura il 16 maggio, espone l’incredibile talento e la varietà dello stile dei nostri artisti, a partire da coloro che sono parte della nostra collezione dall’apertura, fino ad arrivare a nuove aggiunte al nostro programma. Questo progetto onora la stretta collaborazione e il nostro percorso con gli artisti esposti, celebrando il successo della loro carriera o il loro emergere sulla scena artistica. Fifteen Yearsvuole rappresentare un momento profondo di orgoglio e riflessione, racchiudendo la missione di Luce Gallery nello scoprire e supportare artisti emergenti internazionali, arricchendo il nostro programma di galleria in continua espansione con nuove integrazioni del programma.
Sotto la guida attenta ed esperta del direttore e fondatore Nikola Cernetic, la missione di Luce Gallery è sempre stata quella di cercare nuovi talenti e fornire spazi per far conoscere i loro lavori a un pubblico più ampio. In una recente intervista che verra’ riportata nel catalogo di futura pubblicazione, Cernetic riporta:
“Ho inaugurato Luce Gallery in modo molto romantico, e ancora oggi, quell’anima persiste. Non ho mai scelto artisti solo per ragioni commerciali; li includo nel mio programma perché amo la loro visione e credo nel loro lavoro. Cercare questi artisti ed essere il primo a scoprirli è probabilmente la parte più interessante e gratificante del mio lavoro di gallerista. Quello che distingue Luce dalle altre gallerie oggi è il nostro forte programma di artisti internazionali e la scoperta costante di talenti emergenti.”
Nel corso degli anni, l’elenco degli artisti della galleria è stato composto come un attento puzzle per includere soggetti provenienti da più di otto paesi, tra cui molti degli Stati Uniti. Il programma eccelle attualmente nella pittura, mostrando l’intera ampiezza di questa tecnica, dall’astrazione dinamica all’iperrealismo, dalle texture palpabili alle pennellate apparentemente invisibili, e spesso incorpora elementi di tecnica mista o collage utilizzati per esaltare significati concettuali. Con un forte focus nel fornire ad artisti emergenti uno spazio per esibire la propria arte e una collaborazione efficace al fine di fornire loro supporto, siamo sempre alla ricerca di talenti unici con una qualità distintiva da tutto il mondo e in ogni tecnica.
Ad oggi, la galleria ha allestito settantasette mostre, partecipato a sessantacinque fiere d’arte in Europa, Nord e Centro America, e ha contribuito a organizzare diverse mostre istituzionali di successo per i nostri artisti, tra cui una recente personale del Brasiliano Zéh Palito al Museo de Arte Contemporáneo Querétaro in Messico. Luce Gallery si è distinta per il suo impegno costante verso gli artisti emergenti per quindici anni, e questa mostra incarna perfettamente quella visione.
Tra le diciannove opere in mostra sono incluse una selezione di opere di artisti che hanno collaborato con la galleria più a lungo, tra cui un ritratto ispirato agli anni ’70 di Robert Davis, due dipinti floreali di nature morte —prodotti con la sua tecnica caratteristica di plastica monouso— su pannello di Hugo McCloud, un paesaggio tranquillo di tempo libero di Peter Mohall, e una scultura giocosa di Derek Fordjour con gambe rovesciate che bilanciano precariamente una sfera gialla di vetro. Negli ultimi anni, altri artisti degni di nota come Dominic Chambers, Ryan Cosbert, Yowshein Kuo, Johanna Mirabel, Demarco Mosby, Ludovic Nkoth, Collins Obijiaku e Zéh Palito si sono uniti al gruppo. Ognuno porta con sé un ‘linguaggio’ pittorico distintivo che incorpora elementi di surrealismo, ritrattistica e astrattismo, esprimendo le complessità di razza, genere, umanità e memoria. Inoltre, i nuovi membri del programma includono due artisti giovani ispirati al paesaggio, Connie Harrison, che crea densi giardini astratti sia dipinti che scavati da strati di olio e cera, e Francesco Pirazzi che sfrutta la natura misteriosa della luce in uno stile surreale, entrambi artisti che presenteranno le loro mostre personali entro l’anno corrente.
Le opere d’arte di Fifteen Years osservate nel loro insieme narrano la storia della forza del programma di Luce e dell’importanza della relazione tra gallerista e artista. Qui, la loro dedizione alla creazione si accompagna alla nostra fiducia nel loro talento e nelle loro capacità. Vorremmo anche dedicare un momento per ringraziare i nostri collezionisti, sia privati che istituzionali, che hanno sostenuto sia i nostri artisti che la visione di questa galleria in ogni passo del percorso. Grazie per unirvi a Luce Gallery mentre celebriamo questo traguardo a braccia aperte e brindiamo al presente e ai prossimi Fifteen Years! Salute!
Dominic Chambers (America, classe 1993) è un artista che vive a New Haven originario di St. Louis, Missouri. I suoi dipinti ritraggono scene introspettive che illustrano sia il suo essere interiore che esteriore e come questa dualità coesista utilizzando colorazioni audaci e vibranti. Il lavoro surrealistico di Chambers si basa su riferimenti storici e artistici ed è radicato nelle sue esperienze come “Black man”.
Ryan Cosbert (America, classe 1999) è un’artista concettuale con sede a Brooklyn la cui produzione artistica ruota attorno all’astrazione. Il suo lavoro trae ispirazione dalla sua eredità haitiana e guyanese, da esperienze umane ed espressioni di sé, questioni politiche e narrazioni storiche rigorosamente ricercate della diaspora africana. Cosbert esplora abilmente le conseguenze della sottomissione e dell’oppressione vissute dalla Black community, mettendo spesso in luce figure storiche trascurate, esperienze condivise e stereotipi radicati.
Robert Davis (America, classe 1970) Nato in Virginia, attualmente vive e lavora a Brooklyn, NY. I suoi dipinti e disegni iperrealistici raffigurano scene nostalgiche degli anni ’70, spesso richiamando immagini della cultura popolare o i suoi vividi ricordi d’infanzia. Il lavoro di Davis invita gli spettatori a riflettere sul passato, incoraggiandoli a stabilire profonde connessioni personali con i soggetti e gli spazi che ritrae.
Derek Fordjour (Americano, classe 1974) è un artista interdisciplinare di origine ghanese che lavora su pittura, scultura, collage, video/film e installazioni. Ispirandosi ad atleti, musicisti, performer e altri creatori appartenenti alla black culture, le opere d’arte di Fordjour esplorano le vaste possibilità fisiche del corpo umano ancorando ciascun soggetto in un’ampia nota sociale. Le sue opere presentano superfici colorate e testurizzate accompagnate a soggetti energetici, creando un mix armonioso di fisicità e concettualità che evoca emozioni complesse.
Connie Harrison (Gran Bretagna, classe 1993) è una pittrice con sede a Londra specializzata in paesaggi astratti e vibranti. La sua tecnica prevede la sovrapposizione di molteplici composizioni di vernice ad olio e cera, che poi intaglia per rivelare superfici sottostanti. Questo processo serve da metafora per i ritmi della natura e i cicli di vita. Mentre Harrison lavora, diverse parti della superficie si evolvono in texture, opacità e colore, creando movimento e aggiungendo profondità fisica al dipinto, come se simulasse una crescita.
Yowshien Kuo (America, classe 1985) è un pittore con sede a St. Louis il cui lavoro surrealista unisce il suo background taiwanese-americano con citazioni storiche che fanno riferimento all’ineguaglianza sociale e razziale, costrutti culturali, sessualità e condizioni umane. Incorporando figure asiatico-americane con sfumature dell’America occidentale, Kuo trasmette esperienze e tradizioni universali attraverso simbolismi e narrazioni dettagliate.
Hugo McCloud (America, classe 1980) è un artista autodidatta con sede a Los Angeles. Attratto da materiali non convenzionali, crea opere rappresentative dettagliate tramite la sua singolare tecnica di “pittura” con sacchetti di plastica monouso combinando prodotti industriali con tecniche tradizionali di pittura, collage e incisione. Tramite l’utilizzo di materiali diffusi come la plastica monouso, i materiali e i soggetti di McCloud richiamano dinamiche di lavoro, geopolitica e ambientalismo, offrendoci una connessione più profonda con la nostra umanità.
Johanna Mirabel (Francia, classe 1991) è una pittrice con sede a Parigi il cui lavoro esplora la connessione intima tra i nostri pensieri e spazi interiori. I suoi ritratti colmi di dettagli combinano tonalità simboliche, piante tropicali, oggetti domestici e suggestioni di spazi esterni, creando opere profondamente intime che esplorano l’esperienza coinvolgente e travolgente del ricordo di una memoria. Il suo lavoro fa riferimento alle sue origini franco-guyanesi e martinicana- guadalupe, a trattati sociologici e filosofici e riferimenti storici all’arte occidentale.
Peter Mohall (Svezia, classe 1979) è un artista svedese attualmente con sede in Norvegia,specializzato nella pittura. Il suo lavoro esplora la storia e la tecnica della pittura come tema e come ogni elemento contribuisce ad arricchire le nostre esperienze emotive. Le sue scene ritraggono lo svago con pittoreschi sfondi scandinavi, dipinte su superfici tattili di iuta con colori ricchi e tangibili. Inoltre, Mohall rende partecipi gli spettatori nel suo processo artistico ordinando accuratamente ogni colore fondendo dalla tavolozza le sue caratteristiche impronte di pennello acrilico.
Demarco Mosby (America, classe 1991) è un pittore figurativo con sede a New York City originario di Kansas City, Missouri. Il suo lavoro è incentrato sulla narrazione e utilizza la figura umana per riflettere e rivelare il peso e la complessità delle sofferenze quotidiane della vita. Incorporando il suo vocabolario simbolico di oggetti tra cui uccelli, corde, rocce e paesaggi tumultuosi in ogni composizione, Mosby crea narrazioni stratificate che riflettono chiaramente la complessità e il disorientamento dei nostri stati emotivi.
Ludovic Nkoth (Camerun-America, classe1994) è un pittore camerunese-americano che attualmente vive e lavora a New York. Conosciuto per opere figurative fluide create con pesanti eondeggianti pennellate, Nkoth infonde la sua vita personale come immigrato con riflessioni su storie familiari, tradizioni ed eredità del colonialismo sulla tela per manifestare l’essenza della Black community.
Collins Obijiaku (Nigeria, classe 1995) è un artista autodidatta con sede ad Abuja, Nigeria. Impiega la ritrattistica per esaminare le profondità, le verità e le complessità dell’umanità, impiegando amici, familiari e comunità locali come suoi modelli. Ogni sguardo espressivo è ulteriormente accentuato dal suo caratteristico sinuoso tracciato di carboncino, che si intreccia con il viso dei modelli, richiamando la ‘mappatura’ del loro percorso di vita.
Zéh Palito (Brasile, classe 1986) è un pittore figurativo le cui opere vibranti e gioiose celebrano la Black culture. Con un background accademico a Baltimora, MD, e São Paulo, Brasile, Palito ricerca storie trascurate rendendole visibili universalmente, con ogni figura rappresentata come un protagonista fiducioso in se stesso. Il suo lavoro è arricchito da dettagli che fanno riferimento alla cultura popolare e ad elementi quali frutta e flora tradizionali brasiliani per irradiare ulteriormente bellezza e gioia.
Francesco Pirazzi (Italia, classe 1994) è un pittore e disegnatore che vive e lavora a Torino, Italia. I suoi paesaggi surreali ma quieti ispirati all’Italia esplorano il profondo potere della luce, tramite la quale riporta l’esperienza dello spettatore sulla realtà, evocando sensazioni sia conosciute che misteriose.
English version
Luce Gallery is thrilled to announce our special anniversary group presentation, Fifteen Years.
This show celebrates the gallery’s milestone and features new works by a selection of the artists we work with, including Dominic Chambers, Ryan Cosbert, Robert Davis, Derek Fordjour, Connie Harrison, Yowshien Kuo, Hugo McCloud, Johanna Mirabel, Peter Mohall, Demarco Mosby, Ludovic Nkoth, Collins Obijiaku, Zéh Palito, and Francesco Pirazzi. Opening May 16, the exhibition showcases the incredible talent and diversity of artistic style of our artists, some of whom have been with us since the inception of our gallery, as well as recent additions to the program. This show honors our partnership and journey with these artists, whether they have already achieved career stardom or are just beginning to make their mark. Fifteen Years offers a profound moment of pride and reflection, encapsulating Luce Gallery’s mission to discover and support international emerging artists, enriching our ever-expanding gallery program.
With director and founder Nikola Cernetic at the helm, Luce Gallery’s mission has always been to seek out new talent and provide spaces for their artworks to gain a wider audience. In a recent interview, Cernetic explained:
“I opened Luce Gallery in a very romantic way, and to this day, that spirit persists. I’ve never chosen an artist solely for a commercial reason; I ask them to join my program because I love and believe in their work and vision. Searching for these artists and being the first to discover them is perhaps the most interesting and rewarding part of my job as a gallerist. What distinguishes Luce from other galleries today is really our strong program of international artists and consistent discovery of new artists.”
Over the years, the gallery’s roster has been assembled to include artists from more than eight countries, including many hailing from the United States. The program currently excels at painting, displaying the full breadth of this medium from dynamic abstraction to hyperrealism, palpable textures to seemingly invisible brushstrokes, and often incorporates elements of mixed-media or collage used to heighten conceptual meanings. With a strong focus on providing under-recognized artists with a platform to exhibit and a partnership to provide support, we are always searching for unique talent with a distinctive quality from around the globe and in every medium.
To date, the gallery has hung seventy-seven exhibitions, participated in sixty-five art fairs across Europe and North America, and helped organize several well-received institutional shows for our artists, including a recent solo show of Zéh Palito’s work at the Museo de Arte Contemporáneo Querétaro in Mexico. Luce Gallery has distinguished itself through its unwavering commitment to emerging artists for fifteen years, and this show encapsulates that vision.
Included in the nineteen newly made artworks on view are a selection of works by artists who have collaborated with the gallery the longest, including a 1970’s inspired portrait by Robert Davis, two floral still-life paintings —composed with his signature single-use plastic technique—on panel by Hugo McCloud, a tranquil leisure landscape by Peter Mohall, and featuring a playful sculpture by Derek Fordjour of upturned legs precariously balancing a glass yellow ball. In recent years, other noteworthy artists such as Dominic Chambers, Ryan Cosbert, Yowshien Kuo, Johanna Mirabel, Demarco Mosby, Ludovic Nkoth, Collins Obijiaku, and Zéh Palito have joined the fold. Each brings a distinct ‘language’ of painting incorporating elements of surrealism, portraiture, and abstraction, expressing the complexities of race, gender, humanity, and memory. Additionally, the newest members to the program include two artists inspired by the landscape, Connie Harrison creating dense abstracted gardens both painted and excavated from oil and wax layers, and Francesco Pirazzi harnessing the mysterious nature of light in a surrealist style, with both artists debuting their solo shows later this year.
When viewed collectively, the artworks in Fifteen Years narrate a tale of the strength of Luce’s program and the significance of the gallerist-artist relationship. Here, their devotion to creation is matched with our belief in their talent and abilities. We would also like to reserve a moment to thank our collectors—small and institutional—who have supported both our artists and this gallery’s vision every step of the way. Thank you for joining Luce Gallery as we embrace this milestone with open arms and toast to now and to the next Fifteen Years! Salute!
Dominic Chambers (American, b.1993) is a New Haven-based artist originally from St. Louis, Missouri. He paints introspective scenes that illustrate both the interior and exterior self and how this duality co-exists using a bold, vibrant palette. Chamber’s surrealist-inspired work draws on both historical and art historical references and is grounded in his experiences as a Black man.
Ryan Cosbert (American, b.1999) is a Brooklyn-based conceptual artist working in abstraction. Her work draws from her Haitian and Guyanese heritage, humanistic experiences, self- expression, political issues, and rigorously researched historical narratives of the African diaspora. Cosbert skillfully explores the repercussions of subjugation and oppression experienced by the Black community, often shedding light on overlooked Black historical figures, shared experiences, and profound beliefs.
Robert Davis (American, b.1970) was born in Virginia and currently lives and works in Brooklyn, NY. His hyperrealistic paintings and drawings depict nostalgic scenes from the 1970s, often recalling images from popular culture or his vivid childhood memories. Davis’ work invites viewers to reflect on the past, encouraging them to form deep personal connections to the subjects and spaces he portrays.
Derek Fordjour (American, b.1974) is an interdisciplinary artist of Ghanaian heritage who works across painting, sculpture, collage, video/film, and installation. Inspired by athletes, musicians, performers, and other Black cultural creators, Fordjour’s artworks explore the vast physical possibilities of the human body while anchoring each subject within a broad social commentary. His works feature colorful, textural surfaces paired with energetic subjects, creating a seamless blend of physicality and conceptuality that evokes complex emotions.
Connie Harrison (British, b.1993) is a painter based in London who specializes in vibrant abstracted landscapes. Her technique involves overlaying multiple compositions of oil paint and wax, which she then carves to reveal underlying depths. This process serves as a metaphor for nature’s natural rhythms and life cycles. As Harrison works, different parts of the surface evolve in texture, opacity, and color, creating movement and adding physical depth to the painting, as if simulating growth.
Yowshien Kuo (American, b.1985) is a St. Louis-based painter whose surrealist work blends his experiences as a Taiwanese American with historical references that comment on social and racial inequality, cultural constructs, sexuality, and the human condition. Incorporating Asian- American figures with American Western undertones, Kuo conveys universal experiences and traditions through detailed narratives and symbolism.
Hugo McCloud (American, b.1980) is a self-taught artist based in Los Angeles. Drawn to unconventional materials, he creates detailed representational works using his technique of ‘painting’ with single-use plastic bags that fuse industrial products with traditional painting, collage, and printmaking techniques. By using ubiquitous materials like single-use plastic, both McCloud’s materials and subject matter directly address issues of labor, geopolitics, and environmental concerns, providing us with a deeper connection to our humanity.
Johanna Mirabel (French, b.1991) is a Paris-based painter whose work explores the intimate connection between our inner thoughts and interior spaces. By combining symbolic hues, tropical plants, household objects, and suggestions of exterior spaces with detailed portraits, the artist creates deeply intimate works that explore the immersive and transportive experience of recalling a memory. Her work draws from her French Guyanese and Martinique-Guadalupe heritage, sociological and philosophical writings, and historical references to Western art.
Peter Mohall (Swedish, b.1979) is a Swedish-born, Norwegian-based artist working in painting. His work explores the history and medium of painting as a subject and how each element contributes to our rich emotional experiences. His scenes of leisure, with picturesque Scandinavian backdrops, are painted on tactile jute surfaces with rich, palpable colors. Mohall further invites viewers into his artistic process by neatly arranging each color from his palette onto his signature acrylic brushstroke casts.
Demarco Mosby (American, b.1991) is a New York City-based figurative painter originally from Kansas City, Missouri. His work is narrative-based and uses the human figure to mirror and reveal the weight and complexity of life’s everyday tribulations. By incorporating his symbolic vocabulary of objects like birds, ropes, rocks, and tumultuous landscapes into each composition, Mosby creates layered narratives that aptly visualize the complexity and disorientation of our emotional states.
Ludovic Nkoth (Cameroonian-American, b.1994) is a Cameroonian-American painting artist who now lives and works in New York. Known for fluid figurative works created with undulating heavy brushstrokes, Nkoth infuses his personal life as a Black immigrant with ruminations on family history, tradition, and the legacy of colonialism onto the canvas to manifest the essence of the Black experience.
Collins Obijiaku (Nigerian, b.1995) is a self-taught artist based in Abuja, Nigeria. He employs portraiture to examine the depths, truths, and complexities of humanity, using friends, family, and locals as his sitters. Each expressive gaze is further accentuated by his signature winding charcoal line work, which weaves throughout the sitter’s face, reminiscent of ‘mapping’ their life journey.
Zéh Palito (Brazilian, b.1986) is a figure painter whose vibrant, joyful works celebrate Black culture. With studios in both Baltimore, MD, and Sao Paulo, Brazil, Palito researches neglected histories and gives them visibility in the canon, with each figure represented as a confident protagonist. His work is embedded with details referencing popular culture and traditional Brazilian fruits and flora to further radiate both beauty and joy.
Francesco Pirazzi (Italian, b.1994) is a painting and drawing artist who lives and works in Turin, Italy. His surreal yet quiet Italian-inspired land and cityscapes explore the profound power of light, using it to refocus the viewer’s experience of reality to evoke both familiar and mysterious sensations.
26.01.2024 - 06.03.2024
opening: 25.01.2024
26.01.2024 - 06.03.2024
L’esposizione collettiva presenta opere inedite di nove giovani artisti internazionali: Mary Shangyu Cai, Dante Cannatella, Alice Faloretti, Alya Hatta, Yeonsu Ju, Rômulo Avi Oliveira, Shanee Roe, Jake Walker e Demetrius Wilson. Sono riuniti dipinti che esplorano percorsi che legano figurazione e astrazione, sia dal punto di vista stilistico che concettuale. Passages mira ad esplorare la fluidità degli stili e delle visioni artistiche presenti in mostra, svelando gli aspetti che guidano i pittori verso le loro diverse esperienze di vita e le loro ispirazioni. Come un corridoio che inizia da un’entrata e termina verso un’uscita, il titolo Passages descrive poeticamente il percorso tra due distinte scuole di pratica artistica e di pensiero – astrazione e realismo. All’interno di questo “passaggio” c’è libertà di movimento, per proseguire, retrocedere o fermarsi. L’aspetto cruciale, tuttavia, è mantenere questo percorso aperto all’esplorazione e lasciare che la propria pratica artistica sia ricettiva verso tutti gli strumenti e le discipline disponibili. Come affermò Philip Guston: “Questo gioco serio che chiamiamo arte non può essere statico… bisogna continuare a imparare a giocare come artisti moderni. Questo è il nostro destino, il cambiamento costante”. Mentre gli artisti si confrontano con i molteplici aspetti della vita, ci sono momenti in cui un’astrazione totale diventa indispensabile, come esemplificato dall’artista britannico Jake Walker. Nei suoi dipinti assistiamo a un’energica frenesia di pennellate che assumono la forma di linee interrotte, stelle filanti, comete e tocchi di pennello, che danzano ad un ritmo inaudito sulla tela. Le composizioni di Walker catturano in maniera molto ingegnosa gli elementi chiave che portano il corpo a muoversi nello spazio, immaginando quale peso, lunghezza e tonalità delle linee descrivono al meglio ogni passo di danza. In altri casi, la creazione delle opere si orienta maggiormente verso la figurazione per manifestare concetti più complessi e astratti. In Sealed with a Kiss di Yeonsu Ju, incontriamo un autoritratto dell’artista seduta, con la bocca aperta come se fosse pronta a parlare, mentre regge un oggetto rettangolare vicino al viso come se lo presentasse allo spettatore. Qui l’artista crea uno spazio non solo per ricordare i suoi cari scomparsi, ma anche per sottolineare il disagio di riconoscere questi sentimenti legati al lutto. Ju introduce questa sottile inquietudine ponendo in primo piano il candelabro inghiottito dalle fiamme.
Se considerati collettivamente, i dipinti presentati in mostra si intersecano per creare “Passages”metaforici, accentuando la fluidità di stili e concetti tra gli artisti contemporanei. Gli spettatori sonoinvitati ad oltrepassare i limiti dei generi artistici tradizionali e a riflettere sull’interazione tra formaed emozione. Questa contemplazione permette di comprendere più a fondo il motivo per cui unartista ha scelto di abbracciare un particolare stile e invita a esplorare i numerosi Passages.
Mary Shangyu Cai (1999, Pechino, Cina) è di base a Londra, Regno Unito. Il suo lavorodinamico esplora il rapporto tra l’umanità e i paesaggi, celebrando l’unità degli esseri viventi.Influenzata dalla natura e dalla letteratura, Shangyu è nota per l’uso vibrante di tonalità luminose,che enfatizzano la speranza, la vitalità e il fascino etereo dei paesaggi.
Dante Cannatella (1992, New Orleans, Stati Uniti) è un pittore figurativo originario di NewOrleans e attualmente residente a Brooklyn. I suoi dipinti abbracciano una versione immaginariadella realtà derivata da esperienze personali, ricordi e sogni. Radicato nei paesaggi dellaLouisiana meridionale, il suo lavoro ritrae figure immerse nelle loro emozioni attraverso unapittura tattile e una luce illusoria, esplorando relazioni e narrazioni con un approccio intuitivo eimprovvisato.
Alice Faloretti (1992, Brescia, Italia) risiede a Venezia. I suoi vibranti paesaggi caleidoscopiciindagano l’intricata relazione tra l’uomo e l’ambiente circostante. Attraverso un dialogo dinamicotra pittura, disegno e digitale, Faloretti esplora episodi di esperienze personali e collettive,intrecciando il concreto e l’immaginario per formare nuove connessioni.
Alya Hatta (1999, Malesia) è un’artista interdisciplinare che lavora tra Londra, in Inghilterra, eKuala Lumpur, in Malesia. La sua pittura scava nella sua identità del Sud-Est asiatico, ritraendo lacolorata intimità della condizione umana diasporica attraverso esperienze e ricordi personali.Utilizzando sia la pittura che oggetti trovati localmente, Hatta crea realtà alternative nel tentativodi trovare nuovi spazi da chiamare casa.
Yeonsu Ju (1995, Corea del Sud) vive e lavora a Londra, Regno Unito. Vede la pittura come unospazio immaginario dove incontrare gli amori perduti. Raffigurando spesso ripetutamente sceneconviviali, si considera come un’ospite che invita le persone ad incontrarla, rappresentandosiall’interno della tela come una figura dalle molteplici forme.
Rômulo Avi Oliveira (1992, Sorocaba, Brasile) è un artista astratto che vive e lavora a Londra,nel Regno Unito. I suoi vibranti dipinti tattili esplorano il movimento, l’alchimia e la trasformazione.Attraverso la creazione di segni inconsapevoli, l’opposizione dei colori e la stratificazione erimozione di gesso e vernice, le opere di Oliveira servono a ricordare di apprezzare i momentifugaci e l’impermanenza della vita.
Shanee Roe (1996, New York, Stati Uniti) è un’artista israeliana che vive e lavora a Berlino. Idipinti figurativi di Roe si addentrano in situazioni interpersonali, esplorando varie modalità diintimità, dalla nudità alla miseria e alla passione. Attraverso il suo lavoro, l’artista espone lecomplesse relazioni di potere tra i generi, navigando nello spettro che va dalla sessualitàsfacciata alla compassione.
Jake Walker (Londra, Regno Unito) è un artista multidisciplinare e DJ con sede a Londra, la cuipratica spazia tra balletto, video, suono, disegno e pittura. La sua esplorazione delle dinamichedel movimento corporeo e della sua interazione con diversi mezzi artistici è evidente nei suoidipinti astratti. Utilizzando pennellate strutturate, Walker traduce visivamente il suono e ilmovimento in immagini ritmiche e colorate sulla tela.
Demetrius Wilson (1996, Boston, Massachusetts, Stati Uniti) è un pittore newyorkese originariodi Boston. Lavorando in astrazione, i suoi dipinti esplorano l’interazione tra immobilità e attività,abbracciando l’impermanenza e raccontando storie attraverso colori in evoluzione. Il lavoro diWilson sfida la percezione visiva distorcendo piuttosto che fondendo passato e presente, conl’adattamento e le relazioni linguistiche del colore che emergono come temi centrali.
La mostra sarà visibile anche on-line: www.lucegallery.com.
Orari: da martedì a venerdì, 11.00 – 18.30
28.11.2023 - 12.01.2024
opening: 28.11.2023
28.11.2023 - 12.01.2024
…
22.09.2023 - 05.11.2023
opening: 21.09.2023
22.09.2023 - 05.11.2023
La mostra riunisce nuovi dipinti dell’artista di base a Brooklyn, tra cui tele realizzate a mano con tessuti misti e parti lavorate a maglia nelle sue caratteristiche “ tessere ”. La sua distintiva astrazione tattile agisce da tramite per trasmettere idee concettuali profondamente radicate nella Black culture. In questa serie adotta un approccio scientifico per esplorare l ’ eredit à del trauma intergenerazionale che deriv a dalla schiavitù, segregazione e violenza urbana. Se osservate nell’insieme, le opere rappresentano i “guardiani” protettori della tradizionale scultura africana, cercando di tracciare le origini del dolore ereditato e ponendo allo stesso tempo domande ne cessarie sul peso dei traumi nelle persone nere oggigiorno. Il titolo della mostra, Woven Memories , invita a ragionare rimandando alla profonda riflessione che scaturisce dall’indagine che Cosbert dedica all’epigenetica, studio di come i comportamenti e l ‘ambiente di un individuo possono innescare variazioni nell’espressione dei geni. Questa ricerca investiga come guerra, carestia, abuso sessuale e traumi sistemici come il razzismo possiedano il potenziale di trasferire effetti a catena attraverso generazi oni. Gli eventi traumatici possono portare la progenie ad ereditare una chimica cerebrale alterata, spesso con conseguente compromissione della salute mentale e infiammazione, fattore significativo che contribuisce a varie malattie. Con un notevole corpus di opere influenzate da analisi di eventi storici e moderni all’interno della diaspora africana, porta alla luce e raffigura le origini di afflizioni in passato celate. In particolare attraverso l’incorporazione di oggetti trovati, l’artista rivela come qu este forze invisibili siano intrecciate in modo intricato a livello cellulare più profondo. I quadranti e gli ingranaggi di orologi rotti simboleggiano il passare inesorabile del tempo e i bossoli dei proiettili ricordano la violenza, mentre i pannolini e i ciucci per bambini ci ricordano intensamente l’eredit à tramandata alla prossima generazione. Nel lavoro tondo, The Void (2023), Cosbert dipinge abilmente uno sfondo luminoso, attirando gli osservatori con una palette di rosa cipria fluorescenti e verdi menta tenui. Ad un esame più attento, la superficie del dipinto rivela un intricato paesaggio composto da cumuli di “tessere” quadrate. Queste tessere sono concepite sapientemente con materiali riciclati, tra cui plastiche polverizzate, fiori secchi sminu zzati e conchiglie, formando una struttura a griglia con trame che ricordano fondali di corallo. A dare ulteriore carica alla composizione sono gli evidenti segni di schizzi del colore sulla superficie, un omaggio alla pittura d’azione dell’espressionismo astratto. Tuttavia, è il motivo centrale che cattura davvero l’attenzione: una spirale di tessere del domino cadute che crolla con grazia verso il centro del dipinto, richiamando la sua forma circolare. La scelta di inserire pezzi del domino racchiude un forte simbolismo dal duplice scopo. Innanzitutto, si rifà al significato storico degli oggetti ricreativi legati alla cultura afroamericana, risalenti all’epoca della Guerra civile americana. In secondo luogo, esprimono il concetto figurativo di “effetto d omino”. cs_Ryan Cosbert – Woven Memories_Luce Gallery_21.9-5.11.2023 Torino.docx Per Cosbert, questo movimento a spirale simboleggia il trasferimento del trauma, una forza che colpisce gli esseri umani nelle diverse fasi della vita, implacabile e inevitabile. Le tessere del domino corrispondono ad una reazione a catena inarres tabile e interconnessa, proprio come le conseguenze in evoluzione del trauma generazionale. In questo dipinto, l’artista ci costringe a confrontarci con la natura intransigente di questa forza, esortandoci a riconoscere e ad affrontare l’eredit à perenne d el trauma che plasma le nostre vite. Ciò nonostante, anche in mezzo ai pensieri più cupi, c ’ è sempre un raggio di speranza. Proprio come i cambiamenti epigenetici non modificano in maniera irreversibile la sequenza del DNA, Cosbert ricorda che i traumi f amiliari non necessariamente modellano in modo permanente la loro traiettoria di vita. La sua volontà artistica è di trasmettere conoscenza e alimentare il processo di guarigione delle profonde ferite ancestrali che persistono. Attraverso il suo lavoro, c erca di incoraggiare le persone con la forza per fronteggiare e superare i fardelli del passato, favorendo infine un percorso dai colori splendenti verso la ripresa e la trasformazione. La mostra è visibile anche on – line: www.lucegallery.com/video.php . Ryan Cosbert (1999, New York, Stati Uniti) vive e lavora a Brooklyn, New York. La ricerca dell’artista concettuale afroamericana è rivolta all’astrazione. Il lavoro pittorico attinge dall’eredità delle sue origini haitiane e guyanesi, esperienze umanist iche, autoespressione, questioni politiche e narrazioni storiche della diaspora africana. Attraverso la sua pratica artistica, esplora le ripercussioni dell’assoggettamento e dell’oppressione nell’esperienza della comunità nera, spesso facendo luce su figu re storiche nere trascurate, esperienze condivise e convinzioni profonde. Nel 2021, Cosbert ha conseguito il BFA alla School of Visual Arts (SVA) a New York City, dove si è distinta ricevendo diversi riconoscimenti, tra cui la Barnes Foundation Scholarship (2021) e il Chairman’s Merit Award (2017 – 21). Le sue opere sono state esposte negli Stati Uniti e in Europa, come anche acquisite da collezioni private e istituzioni pubbliche
Born in 1999 in New York, USA
Lives and works in New York, USA
SOLO EXHIBITIONS
2023
Ryan Cosbert, Luce Gallery, Turin, IT (upcoming)
2022
Traveling Mercies, Luce Gallery, Turin, IT
2021
I Am What I Am – Ryan Cosbert’s NY Solo debut exhibition – Undercurrent, Brooklyn, New York
SELECTED GROUP EXHIBITIONS
2022
MIGRATING SUN PART 1, Welancora Gallery, Brooklyn, NY
Arrangements in Black, Phillips Auction, New York, NY
The Shape of Things, Swivel Gallery, Brooklyn, NY
Summer of Possibilities, Bode Projects, Berlin, Germany
Salon RBH, Bode Projects, Berlin Germany
2021
House of Crowns, Phillips x Superposition Gallery, New York, NY
Vocoder, Columbia University (Macy Art Gallery), New York, NY
Melrose, Harper’s Books, Los Angeles, CA
An Ode To, Band of Vices coLAB, Los Angeles, CA
AEffect, Mehari Sequar Gallery, Washington DC
I SAW IT HANG DOWN THERE, Bode Projects, Berlin, Germany
The Privilege of Getting Together Vol. 3, Swivel Gallery, New York, NY
EDUCATION
School of Visual Arts, BFA Fine Arts (2021)
HONORS/AWARDS
Barners Foundation Scholarship Grantee (2021)
Chairman’s Merit Award (2017-2021)
VIDEO DELLA MOSTRA AL SEGUENTE LINK:
https://lucegallery.com/video/ryan-cosbert-woven-memories-sept-21-nov-05-2023.html
05.05.2023 - 30.06.2023
opening: 04.05.2023
05.05.2023 - 30.06.2023
Traces of Me, la prima personale di Collins Obijiaku nelle sale di Luce Gallery a Torino, dal 4 maggio al 30 giugno 2023.
La mostra presenta una serie di nuovi dipinti del pittore nigeriano, che raffigurano ritratti caratterizzati dalle sue peculiari linee sinuose con il carboncino. Obijiaku attinge alla tradizione della ritrattistica per esaminare le profondità, verità e complessità dell’umanità. Le figure di ciascuna opera appaiono tranquille e calme, con sguardi espressivi per coinvolgere direttamente l’osservatore. Con la volontà di potenziare ulteriormente l’allure e l’intimità, una linea deformata quasi topografica, il cui inizio e fine non distinguibili, si muove attraverso il volto e la pelle del soggetto richiamando la “mappatura” del viaggio della vita di ogni persona. L’insieme dei lavori incoraggia a contemplare l’individualità di ognuno, così come il loro distinto contributo alla diversità e alla complessità dell’esperienza umana. L’occasione riunisce portrait di persone che Obijiaku ha conosciuto sin dall’infanzia. Come suggerisce il titolo della mostra, Traces of Me, i dipinti ad olio e carboncino celano un piccolo elemento del suo legame con ciascuno spirito affine ritratto, un sentimento provato realizzando questa serie. In tutte le accurate composizioni osserva vecchi amici, rievocando la somiglianza che li accomuna, e testimonia rispettosamente la loro convinzione interiore di forza, speranza, positività e intelligenza. Sebbene l’incorporare simbolismo è di solito indifferente all’artista, l’utilizzo del giallo ocra in molti lavori si riferisce al suo rapporto nostalgico con tale tonalità sin dalla giovane età. Ricorda che gli studenti più brillanti venivano selezionati il gruppo giallo, colore che ancora oggi associa alle capacità intellettive. Per quanto il lavoro sia apprezzato esteticamente, la sua vera forza è come Obijiaku unisce le percezioni di gesti ed espressioni distinte dei soggetti con la disposizione meditativa delle linee a carboncino. Intende accompagnare l’osservatore con sensibilità in una visione più intima incoraggiando una profonda empatia. Untitled (woman in blue dress) (2023) raffigura un’elegante giovane nigeriana che indossa un abito blu pervinca. La donna siede in una stanza giallo pallido con le braccia premute verso il basso, spostando leggermente il peso a sinistra mentre si inclina un po’ in avanti verso di noi, incrociando direttamente il nostro sguardo. C’è una breve pausa nella sua espressione – i suoi occhi si socchiudono lievemente – come se ci stesse scrutando, piuttosto che il contrario. Il suo aspetto appare calmo e composto, emanando al contempo una sicurezza interiore. Per Obijiaku questa fiducia in se stessi è particolarmente importante da volerla rimarcare con i suoi soggetti femminili. Cerca, difatti, di cambiare i pregiudizi comuni sulle donne evidenziandone il potere. Serpeggiando sul suo volto, attraverso il petto, e scendendo a cascata lungo le braccia, le linee a carboncino creano percorsi visivi che l’osservatore può esplorare. Funzionando in modo molto simile alle impronte digitali o ai segni delle rughe, la identificano così come tutti i cambiamenti della vita. Sa chi è, dove è stata e dove aspira ad essere.
Collins Obijiaku (1995, Kaduna, Nigeria) vive e lavora ad Abuja. È un artista visivo nigeriano, il cui lavoro si concentra sulla ritrattistica. Si è avvicinato alla pittura e al disegno da autodidatta. Obijiaku ritrae persone del suo paese d’origine. In ogni opera, i loro sguardi affascinanti e la pelle ricoperta di linee a carboncino, che ricordano le mappe topografiche, favoriscono sia una comprensione più profonda del singolo che, in ultima analisi, dell’umanità nel suo insieme. Nel 2020, ha partecipato al programma di residenza per artisti di Black Rock Senegal, fondato a Dakar dall’artista Kehinde Wiley. I suoi lavori sono stati esposti anche al Museum of African Diaspora a San Francisco e al National Gallery of Arts ad Enugu in Nigeria. Le mostre internazionali, in Africa, Europa e Stati Uniti, includono la personale che gli ha dedicato Roberts Projects a Los Angeles. Inoltre, il suo lavoro è stato acquisito da numerose collezioni private e istituzioni pubbliche, tra cui il Dallas Museum of Art in Texas. Luce Gallery accoglie la mostra personale Traces of Me di Collins Obijiaku dal 4 maggio al 30 giugno 2023. L’inaugurazione ha luogo giovedì 4 maggio alle 18.30, alla presenza dell’artista. Per ulteriori informazioni o ufficio stampa, contattare info@lucegallery.com o tamara@theknackstudio.com
We are pleased to announce Traces of Me, the first solo exhibition for Collins Obijiakuwith Luce Gallery. A series of new portrait paintings – all with his signature meanderingcharcoal line-work – will be on view beginning May 4 through June 30, 2023.
Obijiaku is a Nigerian-based painter who uses the tradition of portraiture to examine thedepths, truths, and complexities of humanity. In each work, the artist paints quiet,composed figures, with expressive gazes, to directly engage the viewer. To furtherstrengthen the allure and intimacy, Obijiaku draws a winding line—with no detectablebeginning or end—that weaves throughout the sitter’s face and skin reminiscent of‘mapping’ each person’s life journey. Together, the paintings in Traces of Me encourageviewers to contemplate the individuality of each person, as well as their distinctcontribution to the diversity and complexity of the human experience.
This exhibition brings together a collection of portraits of people the artist has knownsince childhood. As the title Traces of Me hints, the paintings conceal a small element ofthe artist’s connection between him and each kindred spirit on view, a sentiment Obijiakufelt after working on the series. In every elegant composition, he observes an old friend,memorializing their likeness, and thoughtfully records their inner conviction of strength,hope, positivity, and intelligence. Although usually indifferent to incorporating symbolisminto his work, his use of ochre yellow, in many of the paintings, references the artist’snostalgic connection to the hue from childhood. He recalled that all the brightest studentswere selected for the yellow group — a color he still associates with intelligence to thisday. While aesthetically pleasing, the true strength of Obijiaku’s work is how he marriesobservations of each sitter’s distinct mannerisms and expressions, with his meditativecharcoal line work, to gently guide the viewer to see more deeply and encourageprofound empathy.
In Portrait of Gladys (woman in blue dress) we see an elegant, young Nigerian womandonning a periwinkle blue dress. In a pale yellow room, she sits with her arms pressingdownward, shifting her weight slightly left while leaning ever-so-slightly forward toward us,meeting our gaze directly. There’s a brief pause in her expression — her eyes slightlysquinting— as if she’s examining us, rather than the other way around.
Her demeanor is calm and poised, while simultaneously exuding an inner confidence. ForObijiaku this confidence is particularly important to emphasize with his female sitters, ashe seeks to change common misconceptions of women, and instead emphasize theirpower. Meandering throughout her face, across her chest, and cascading down eacharm, Obijiaku’s signature charcoal lines create visual pathways for the viewer to explore.Working much like fingerprints or wrinkles, the lines identify her, as well as all the twistsand turns of life. She knows who she is, where she’s been, and where she aspires to be.
Collins Obijiaku (b.1995) is a Nigerian-based visual artist working in portraiture. A self-taught painting and drawing artist, Obijiaku creates alluring portraits of individuals fromhis home country. In each work captivating gazes and skin permeated with charcoal linework resembling topographic maps, foster a deeper understanding of both the individual,and ultimately humanity as a whole. In 2019, Obijiaku was an artist-in-residence at BlackRock Senegal, the multidisciplinary residency program founded by artist Kehinde Wiley inDakar, Senegal. Obijiaku’s works have been also exhibited at the Museum of AfricanDiaspora in San Francisco and the National Gallery of Arts in Enugu in Nigeria. Hisinternational exhibitions throughout Africa, Europe, and the United States include a soloshow with Roberts Projects in Los Angeles, California. Additionally, his work has beenacquired by numerous private collections and public institutions, including the DallasMuseum of Art in Dallas, Texas.
Collins Obijiaku’s solo show, Traces of Me, will be on view at Luce Gallery from May 4 toJune 30, 2023. An opening reception will be held on Thursday, May 4 at 6:30 pm. Theartist will be present.
For further information or press inquiries, please contact info@lucegallery.com ortamara@theknackstudio.com
17.03.2023 - 28.04.2023
opening: 16.03.2023
17.03.2023 - 28.04.2023
March 16 – April 28, 2023
Opening Reception: Thursday March 16, 6.30 pm
27.01.2023 - 02.03.2023
opening: 26.01.2023
27.01.2023 - 02.03.2023
La personale Parklife di Peter Mohall riunisce dodici nuove opere del pittore svedese di base in Norvegia, caratterizzate dalle sue distintive pennellate con calchi che ne esaltano la palette. Mohall crea paesaggi in stile post-impressionista abitati da persone che si godono momenti di svago e tranquillità. Ispirato dalle coste e campagne svedesi e norvegesi, l’artista documenta quanto osserva durante le vacanze con amici e familiari. Quando traduce questi soggetti in dipinti, si serve di superfici come la juta, che accentua la texture, e colori intensi e palpabili, che simulano una luminosità dall’interno. In maniera singolare, inoltre, invita l’osservatore nel suo processo artistico condividendo ogni colore della palette dipinto su calchi acrilici e ordinatamente inserito o impilato nella composizione. Le opere esposte combinano abilmente l’amato genere paesaggistico pittoresco tradizionale con una destrutturazione del dipinto nella sua forma più semplice, la pennellata colorata. Qui, allo stesso tempo, gli osservatori sono incoraggiati a sperimentare sia la natura trasportatrice dei paesaggi sia a riflettere sulla complessità di come ogni elemento astratto che compone il dipinto – i colori, le linee, i gesti e le forme – contribuisca a queste esperienze emotive. Il titolo della mostra, Parklife, prende spunto dall’omonimo title track del 1994 del gruppo britpop Blur. Proprio come i dipinti di Mohall, uno degli autori del brano allegro e parlato ha spiegato che si riferisce “alla classe del parco… divertendosi e facendo esattamente ciò che si vuole”. In questa serie, Mohall infonde un’atmosfera en plein air rifacendosi a fotografie di viaggi passati, che raccoglie in collage digitali. Con questi ultimi, prima di iniziare il dipinto finale su juta o lino, realizza studi su carta, dettagliati in scala, sia della scena che di un indice di riferimento del colore. Lavorando con la tempera grassa, l’artista mescola colori ricchi di pigmenti che ricordano toni gioiello saturi. Con ogni colore utilizzato dipinge un calco della pennellata, che fissa sulla tela. Per Mohall, il tratto del pennello replicato investiga l’importanza e l’autenticità della mano dell’artista o del gesto registrato nel dipinto: la ripetizione modifica il significato? La forza del lavoro di Mohall è il suo radicamento nell’astrazione; c’è sempre un’enfasi sulla teoria del colore, forma, texture e relazioni spaziali, che anima le sue composizioni. Nel grande dipinto composto da due pannelli, I Nores Hage (2022), siamo accolti in una casa rossa sulla scogliera e nel terreno circostante con ampie vedute sul sottostante mare turchese.Alberi alti ed esili si protendono verso il cielo blu cristallino ricoperto da soffici nuvole rosa tenue e lavanda. Tra di essi sul prato, verde chartreuse dove appare baciato dal sole e ricoperto da muschio in ombra, appaiono cinque figure – forse membri di una famiglia – con lo sguardo rivolto in direzioni diverse. Ciascuno sembra cogliere piacevolmente una parte differente dell’idilliaco panorama, stando in piedi, immobile e quasi meditativo come gli alberi attorno. Nella parte sinistra, l’artista ha disposto verticalmente tutte le cinquantatré tonalità dell’opera, un richiamo alla loro complessità e diversità. Tuttavia, alla fine spetta all’osservatore decidere se scegliere di soffermarsi sul paesaggio o contemplare come è stato creato. Dopotutto, “Confidence is a preference for the habitual voyeur”.
Peter Mohall (1979, Löddeköpinge, Svezia) vive e lavora ad Oslo, Norvegia. Il suo lavoro esplora la storia e il medium della pittura come soggetto. L’artista si è formato all’Oslo National Academy of the Arts. Ha tenuto mostre personali in Europa, Asia e Stati Uniti, esponendo da Koki Arts (Tokyo), Pablo’s Birthday (NYC) e QB Gallery (Oslo). Ha esposto in numerosi musei, tra cui Vestjyllands Kunstpavillon (2018, Videbæk), Bærum Kunsthall (2017, Fornebu), Huset for Kunst & Design (2017, Holstebro), Kunstnernes Hus (2013, Oslo) e Liljevalchs Konsthall (2010, Stoccolma). Le sue opere sono incluse in collezioni pubbliche e private.
16.12.2022 - 20.01.2023
opening: 15.12.2022
16.12.2022 - 20.01.2023